domenica 29 ottobre 2023

Stupore a Torino





La città di Torino era in fermento, pronta ad accogliere la Fiera Internazionale di Arte Contemporanea di ARTISSIMA. Questo evento annuale attirava artisti, collezionisti e appassionati da tutto il mondo, trasformando la città in un vivace centro dell'arte moderna.


Giulia, una giovane artista di Milano, decise di partecipare per la prima volta a Artissima. Era ansiosa ed emozionata all'idea di mostrare il suo lavoro e confrontarsi con altri artisti talentuosi. Non appena giunse alla fiera, venne subito catturata dalla meraviglia degli ambienti espositivi, dai colori vivaci e dalle opere d'arte innovative.

Qualcosa di strano accadde all'inizio del secondo giorno della fiera. 

Il sabato.

Mentre Giulia si aggirava tra gli stand degli artisti, iniziò a notare un insolito silenzio. Invece del vivace brusio dei visitatori che discutevano delle opere, si udì solo un'intensa quiete, interrotta solo dagli occasionali sussurri degli addetti.

Incuriosita, Giulia si avvicinò a un gruppo di artisti che discutevano animatamente. Le sembrava di cogliere frammenti di frasi come "Tutta la gente è sparita" e "Cosa sta succedendo?". 

La notizia non tardò ad arrivare, si sparse velocemente e presto tutti i presenti alla fiera iniziarono a condividere sguardi preoccupati e domande senza risposta apparente.

Giulia prese immediatamente dalla tasca l’iphone cercando notizie online, sperando di trovare qualche informazione su ciò che stava accadendo. 

Si sorprese quando non riuscì a connettersi. 

Era come se l'intera rete mondiale fosse improvvisamente scomparsa insieme alle persone al di fuori dell’Oval Lingotto, sede della fiera. 

Il panico non tardò a diffondersi tra artisti, galleristi e visitatori. Alcuni tentarono di chiamare i propri cari, altri la polizia, ma non riuscirono ad ottenere alcuna risposta. 

Era come se fossero diventati gli unici abitanti rimasti sulla Terra.

Giulia cercò di mantenere la calma, ma l'incertezza e l'angoscia iniziarono ad avvolgerla. 

Si chiedeva cosa poteva essere successo al mondo fuori dalla fiera. 

Era un incubo? 

Era morta? 

Un esperimento? 

Una cataclisma?

Mentre cercava di trovare risposte, si imbatté in un anziano collezionista d'arte. L'uomo sembrava tranquillo nonostante la situazione straordinaria. 

Si avvicinò a Giulia e le disse con una voce pacata: "Cara, non so cosa sia successo, ma forse questa è un'opportunità per voi artisti. Siete rimasti qui per creare, esprimere e ispirare senza interferenze esterne".

Le parole dell'uomo colpirono Giulia. Aveva ragione? Forse.

Dopo l'incredibile notizia che si era diffusa alla fiera riguardo la scomparsa di tutte le persone al di fuori del contesto di Artissima, Giulia sentì il bisogno di indagare ulteriormente. 

La sua mente creativa iniziò a tessere ipotesi e congetture per spiegare questo mistero inquietante.

Si mise alla ricerca di informazioni, ascoltando i pochi podcast via radio fm che ancora, molto disturbati si aggiravano nell’etere.

Molti erano confusi e spaventati, ma c'era anche chi si dilettava a teorizzare in modo fantasioso. 

Alcune ipotesi proponevano l'idea di un virus mortale che aveva colpito solo le persone fuori dalla fiera, ma Giulia non era convinta. Fosse stato un virus, dov’erano i corpi? 

Una teoria affascinante che attirò l'attenzione di Giulia suggeriva che le persone fuori dalla fiera non esistessero più da tantissimo tempo e, addirittura, non erano mai esistite.

Secondo questa visione dei fatti, tutti coloro che erano presenti ad Artissima erano gli unici rimasti sulla Terra. 

Pare che, tutto ciò che si trovava persone che fuori dei confini della fiera erano solo una sorta di illusione o di proiezione. 

Una realtà artificiale creata per far credere agli artisti che ci fosse ancora una vita al di fuori dell’arte.

Giulia si sentì, come mai prima d’ora, profondamente turbata da questa idea.

Come poteva essere possible che tutte quelle persone che aveva incontrato nella sua vita non fossero mai esistite? E se davvero fosse così, qual era il motivo per cui solo loro erano rimasti? Cosa avevano in comune fa renderli gli unici rimasti? Era un test su scala mondiale?

Le domande iniziarono a rumoreggiare nella mente di Giulia. 

Sapeva che c'era qualcosa di più profondo e cupo celato dietro tutto ciò, qualcosa che richiedeva una comprensione più approfondita. 

Si sentì spinta ad esplorare i luoghi meno conosciuti di Artissima, in cerca di indizi e testimonianze che potessero supportare o smentire o confermare questa teoria. 

Forse solo così avrebbe potuto scoprire la verità.

Si preparava ad affrontare un'avventura che avrebbe messo alla prova la sua stessa concezione di realtà. 

Era pronta ad immergersi nelle profondità oscure di Artissima, nella speranza di trovare risposte che avrebbero spiegato l’inesplicabile.

Giulia iniziò ad essere stanca, aveva bisogno di un momento di riposo, decise di fermarsi al bar per bere un caffè e recuperare un po' di forze. 

Quel momento di pausa l’avrebbe portata ad un incontro che avrebbe sconvolto la sua comprensione del mondo.

Al bancone, Giulia si trovò accanto a un uomo anziano, serio ma affabile, che sembrava avere una grande conoscenza e saggezza. 

Si scambiarono poche semplici parole e, con sorpresa, Giulia apprese che Gianni era un docente di filosofia molto conosciuto in città.

Mentre sorseggiava il suo caffè, la ragazza guardò il professore di filosofia con occhi curiosi. Dopo un momento di silenzio, decise di rompere il ghiaccio e iniziò una conversazione con lui.

- Lei sembra un uomo di grande saggezza, professore. Ho sentito parlare della sua fama nel campo della ricerca filosofica - disse Giulia con genuina ammirazione.

Il professore sorrise gentilmente. 

- La filosofia è una passione che mi ha accompagnato per tutta la vita.

Giulia esitò per un istante, cercando di trovare le parole giuste. 

- Ha sentito della misteriosa scomparsa delle persone fuori di qui? Mi sembra così surreale.. è come se non fossero mai esistite. Ho sentito di teorie che suggeriscono che tutto ciò che ci circonda sia un'illusione, ma è davvero possibile?

Il professore sorseggio il suo caffè e guardò Giulia con occhi penetranti. 

- La realtà è una questione complessa e piena di sfumature. Le teorie sull'illusione del mondo esterno possono sembrare fantasiose, ma hanno una base filosofica solida. Si tratta di mettere in discussione le nostre percezioni e interrogarci sulla natura stessa dell'esistenza

Giulia annuì, affascinata è al tempo stesso disorientata da quelle  parole. 

- Potremo mai conoscere la verità?

Il professore prese un respiro profondo e guardò negli occhi Giulia, con un'espressione di profonda compassione.

- Mia cara, la verità può essere sfuggente e insidiosa. Ma è attraverso l'esplorazione continua, la ricerca del sapere e l'analisi critica che possiamo avvicinarci ad essa. Dobbiamo essere pronti ad abbracciare l'incertezza e ad accettare che le risposte potrebbero non essere mai completamente definitive

Giulia prese le parole del professore a cuore e sentì un senso di determinazione crescente dentro di sé. Quella conversazione casuale al bar aveva aperto nuovi orizzonti di pensiero e aveva acceso una fiamma di curiosità dentro di lei. Si sentiva pronta a immergersi nel mistero e ad affrontare ciò che avrebbe trovato lungo il cammino.

Se quella teoria fosse stata vera, Giulia si chiese quale fosse il suo vero scopo nel partecipare ad Artissima. 

Era forse destinata a scoprire la verità dietro questi ultimi eventi?

C'era qualcosa di più profondo e misterioso dietro tutto ciò, e lei sentiva che era sua responsabilità scoprirlo.

Il professore posò la sua tazza di caffè e guardò intensamente Giulia. Sapeva bene che le parole che stava per pronunciare avrebbero avuto una grande importanza.

- La teoria che stai esplorando è molto complessa. Credo sia giunta l'ora di rivelarti qualcosa di importante: la possibilità che le persone fuori di qui non siano mai esistite potrebbe essere vero più di quanto immagini.

Il cuore di Giulia cominciò a battere velocemente mentre assorbiva ogni parola del professore. Era pronta ad accettare qualsiasi cosa pur di svelare il mistero che si celava dietro la scomparsa delle persone.

- La realtà, continuò il professore, è un intricato intreccio di emozioni e percezione. Ciò che viviamo è plasmato dalle nostre menti e dalle nostre esperienze. 

Giulia era incredula.

- Ascolta bene: esiste la possibilità che tutto ciò che vedi, percepisci e conosci al di fuori di questa fiera sia solo un'illusione collettiva. 

Era come se un velo si stesse alzando davanti ai suoi occhi, permettendole di intravedere una realtà diversa e, fin lì, sconosciuta.

- Vada avanti la prego - disse ansiosa di saperne di più.

Il professore si prese un momento per raccogliere i suoi pensieri, poi rispose con calma: 

- La verità è che all'interno di questa fiera esiste un elemento o una forza che collega tutti coloro che hanno un motivo per essere qui.

Le parole del professore fecero eco nella mente di Giulia. 

L'idea che il loro mondo potesse essere una creazione intenzionale e che solo alcune persone fossero coinvolte in essa era sorprendente.

- Il mio interesse per l'arte contemporanea e il mio desiderio di confrontarmi con altri artisti potrebbero essere il motivo per cui sono qui? - chiese Giulia, cercando di comprendere la sua situazione.

Il professore annuì con un sorriso comprensivo.

 - Potrebbe. La verità definitiva potrebbe essere ancora più complessa e profonda di quanto possiamo immaginare - 

Giulia si sentì travolta da un turbine di pensieri. 

La sua mente era piena di domande senza risposta.

- Giulia, comprendo che queste affermazioni possano sembrare incredibili, ho dedicato gran parte della mia vita allo studio della filosofia e dell'ontologia e credo che ci sia un velo di verità celato dietro questa teoria - 

- Ma come è possibile? Come possono le persone che conosco non essere mai esistite? E se così fosse, chi siamo noi in realtà? - 

Il professore si prese un momento di riflessione e poi rispose: 

- Artissima è solo un momento prima della realtà. Chiunque sia venuto qui, ha un motivo ben preciso, un legame intimo con un nuovo linguaggio. Fuori di qui è solo completamento - 

Le parole del professore fecero eco nella mente di Giulia, aprendo nuovi orizzonti di comprensione. 

Se questa teoria fosse vera, significava che il mondo reale che aveva sempre conosciuto non esisteva più. 

Era entrata in una dimensione diversa, dove la creatività era Il filo conduttore.

- E se ci fosse qualcosa di ancora più grande? - penso Giulia tra se 

Si sentiva come in un labirinto di specchi, incerta su quale direzione prendere. Si rendeva conto che anche la ricerca della verità poteva essere un'illusione stessa, un gioco a cui era destinata a partecipare senza raggiungere mai una risposta definitiva. 

Dov'era la linea di demarcazione tra la realtà e l'illusione?

In quel momento, un pensiero le attraversò la mente.

- E se la chiave per comprendere la verità non fosse nel cercare risposte definitive, ma nel porre domande? - 

Forse, la vera essenza della vita risiedeva nella ricerca stessa, nel continuo porsi interrogativi.

Nonostante l'assenza di risposte definitive, era consapevole del valore di questa straordinaria presa di coscienza.

E così, Giulia decise di abbracciare l'incertezza, accettando la mancanza di risposte certe. 

Forse, in questa continua ricerca, avrebbe scoperto una verità ancora più profonda e straordinaria di quanto avesse mai immaginato.

Ma quale sarebbe stata questa verità? E quali altre sorprese e misteri avrebbe incontrato lungo il suo cammino? 

Solo il tempo avrebbe potuto svelarlo.

Ma cosa si nasconde davvero dietro l'illusione? E se tutto fosse un'elaborata finzione, quale sarebbe il significato reale della nostra esistenza? 

Le risposte, o forse ulteriori domande, restano ancora da scoprire.

sabato 14 ottobre 2023

Flora é terribile





Era una tranquilla serata d'autunno, quando la giovane Flora, una studentessa universitaria di filosofia, fece ritorno a casa dopo una giornata di studio. 


Era un'abitudine consolidata per lei fermarsi in un gelateria lungo il tragitto, per gustare il suo dolce preferito: un cremoso gelato al cioccolato con una cascata di panna montata.

Era il solito posto, una gelateria in un angolo della strada, nel cuore di una via tranquilla vicino all'università di Torino. 

Flora la frequentava da anni, fin dal suo primo anno di università, quando ancora il peso degli esami e delle letture filosofiche sembrava un'imponente montagna da scalare. 

Il suo futuro di docente di filosofia teoretica sarebbe stato ancora da definire. 

Quella cremeria, con il suo fascino retrò e l'aroma invitante che si diffondeva fin sulla strada, era diventata un luogo tranquillo per la giovane studentessa.

Il bar era un punto di riferimento per la comunità universitaria, un luogo di incontro e scambi intellettuali. 

Lì, Flora poteva immergersi nella sua passione per la filosofia, discutendo di teorie e pensieri con altri studenti affamati di conoscenza. 

Proprio come una dolce e gustosa pausa nel suo percorso accademico, quel gelato al cioccolato e panna montata rappresentava un momento di piacere e di gratificazione, un modo per ricaricare le energie e raccogliere nuovi spunti di riflessione.

L'appartamento di Flora, situato in cima alla collina, regalava una vista mozzafiato sulla città.

Era un piccolo rifugio accogliente, arredato con gusto e attenzione ai dettagli. Gli scaffali erano adornati da libri di filosofia, con pagine segnate e appunti scritti a matita sui margini. Era lì che Flora trascorreva ore a studiare e a riflettere, immersa nel mondo dei grandi pensatori.

E proprio a pochi passi da questo grazioso appartamento si trovava appunto la gelateria, come una dolce e irresistibile tentazione che ben si addiceva a una giovane studiosa in cerca di ispirazione.

Quella sera, mentre si avvicinava alla gelateria, il profumo di cioccolato e panna montata fluttuava nell'aria, invitandola a entrare e a concedersi un momento di dolcezza. 

Flora non poteva immaginare che il suo dolce preferito, di lì a poco, avrebbe perso tutto il suo sapore. 

Si avvicinò alla gelateria assaporando, il profumo dolce e invitante del gelato che si mescolava con l'aria fresca dell'autunno. 

I suoi occhi brillarono di anticipazione mentre contemplava l'ingresso della cremeria. 

Le pareti erano dipinte di un delicato color pastello, con quadri che ritraevano allegre scene di persone che gustavano con gioia i vari sapori offerti dalla gelateria. 

Il rumore lieve dei cucchiaini che toccavano i bicchieri e le risate dei clienti felici si mescolavano in un'armoniosa sinfonia.

Flora si avvicinò al bancone, i suoi occhi osservando attentamente i gusti disponibili. 

Il proprietario, un uomo anziano con un sorriso gentile e un grembiule bianco immacolato, la salutò cordialmente. 

"Cosa posso offrirti oggi, Flora?" chiese con una voce calda.

"Vorrei il solito", rispose Flora con un sorriso. 

Dopo aver ordinato si sedette al solito posto. 

Il dolce arrivò poco dopo e con lui, stranamente, 
un senso di disgusto. 

Il sapore morbido e dolce del gelato si trasformò in insipido e privo di ogni attrattiva. 

Non era delusione ciò che si dipinse sul volto di flora, era sgomento. 

Il cucchiaino cadde nel piattino con un tintinnio sordo.

Il suo cuore fu pervaso da un'ansia terribile. Quasi incontrollabile.

Flora si chiese se fosse solo una fase passeggera o se fosse destinata a vivere senza poter più apprezzare quel dolce che aveva sempre amato.

In un mondo dove i gelati erano considerati un simbolo di gioia e conforto, questa perdita rappresentava una realtà distopica per la giovane ragazza.

Incapace di accettare la situazione, Flora decise di indagare sulla causa di questa trasformazione.

Era una giovane donna determinata, assetata di conoscenza e desiderosa di comprendere il mistero che si celava dietro il suo improvviso disgusto per i gelati.

Ampie ricerche sui meccanismi fisiologici del gusto divennero il suo obiettivo principale. 

Flora si immerse in una montagna di libri sulla fisiologia del gusto, studiando l'anatomia della lingua, delle papille gustative e dei recettori sensoriali. 

Nessun dettaglio gli sfuggiva, e ogni pagina che leggeva alimentava il fuoco della sua determinazione.

Ma i libri da soli non erano sufficienti. 

Decise di estendere la sua ricerca al di fuori delle pagine scritte, cercando esperti nel campo. 

Visite a professori di fisiologia, medici e persino a un rinomato neuroscienziato diventarono una costante nella sua ricerca. 

Mentre Flora si addentrava nel vasto mondo degli esperti, delle ricerche scientifiche e dei forum online, una scoperta inaspettata si materializzò all’improvviso.

Attraverso uno dei forum che frequentava, Flora venne a conoscenza di una discussione che coinvolgeva proprio il suo stesso problema: l'incapacità di gustare i gelati.

Iniziò a leggere attentamente i commenti dei partecipanti al forum. 

Tra le varie teorie e supposizioni, una particolare teoria attirò la sua attenzione. 

Pareva che alcuni utenti avessero notato una strana coincidenza: tutti quelli che avevano smesso di gustare i gelati erano consumatori abituali di una determinata marca di gelato.

Le sue indagini la portarono a scoprire che quella specifica marca era stata coinvolta in una trovata pubblicitaria geniale ma imprevedibile. 

La loro strategia era consistita nell'utilizzare persone comuni come testimonial inconsapevoli.

La possibile spiegazione che Flora iniziò a intravedere era tanto intrigante quanto inquietante. 

Sembrava che quella specifica marca di gelato avesse ideato una geniale, quanto imprevedibile, strategia pubblicitaria. 

Utilizzando persone comuni come testimonial inconsapevoli, avevano creato un legame subconscio tra il loro prodotto e la sensazione di disgusto, verso altre marche dello stesso prodotto.

Flora non credeva ai propri occhi e non poteva fare a meno di ricordare le teorie di Ivan Pavlov, il celebre fisiologo russo, che aveva dimostrato come il condizionamento classico potesse influenzare le risposte comportamentali degli individui. 

Pavlov aveva sperimentato con cani, facendoli associare il suono di una campana con il cibo. 

Dopo un certo numero di ripetizioni, i cani iniziarono a salivare anche solo al suono della campana, anche senza il cibo effettivamente presente.

Secondo l’indagine di Flora quella particolare marca di gelato aveva sfruttato, a proprio favore, lo stesso principio, condizionando i consumatori attraverso l'associazione di sensazioni negative al prodotto dei competitor. 

Era un modo subdolo ma geniale per guidare le scelte di consumo dei clienti, manipolandoli attraverso il condizionamento e il potere dell'inconscio. 

Era il futuro della pubblicità, un modo di influenzare i consumatori a un livello più profondo, in modo che il loro desiderio di acquistare venisse alterato senza che se ne rendessero conto.

Flora, conscia del potere manipolativo della pubblicità, sentì una fiamma di indignazione bruciare dentro di sé. 

Era determinata a porre fine a questa manipolazione subdola e a condividere la sua scoperta con il mondo. 

Decise di fare tutto il possibile per informare le persone sulle tattiche pubblicitarie che influenzavano le loro scelte di consumo.

Condivise le sue scoperte sui forum online, scrisse articoli per riviste e giornali, organizzò incontri e conferenze per sensibilizzare l'opinione pubblica. 

Flora si rifiutò di essere una vittima inconsapevole di un sistema che avrebbe sfruttato le vulnera umane a fini di lucro.

La sua voce si fece sentire e altre persone si unirono alla sua causa. 

Grazie alla loro determinazione e alla consapevolezza diffusa, l'industria della pubblicità fu costretta a riconsiderare le sue pratiche e a promuovere un approccio etico e trasparente verso i consumatori.

Il racconto di Flora si trasformò in un viaggio di scoperta, determinazione e cambiamento sociale. 

La sua lotta contro la manipolazione pubblicitaria divenne un simbolo di speranza e di consapevolezza nella società. 

Flora dimostrò che, anche in un mondo dominato da tattiche subdole, l'individuo può mantenere il controllo e difendere la propria libertà di scelta.







Teresa

L’ansia spesso ci appare come un ostacolo insormontabile, un segnale che qualcosa di terribile sta per accadere.  Ci immobilizza, ci fa per...