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sabato 1 febbraio 2025

Studio di Psicologia: Riflessioni sulle Convinzioni Interne






In un caldo pomeriggio estivo, lo studio di Psicologia Leinì si presentava come un luogo di calma e serenità, illuminato da una luce morbida che filtrava attraverso l’ampia finestra. 

In quell'ambiente accogliente, pensato per favorire la consapevolezza e la crescita personale, Sara, una giovane donna che da tempo lottava con sentimenti di inadeguatezza e ansia, aveva deciso di intraprendere un percorso di riflessione interiore per comprendere meglio il modo in cui i suoi pensieri negativi si insinuavano nella quotidianità.

Durante la seduta, il dottor Trossello, formato adeguatamente per allenare la capacità di guidare il percorso di esplorazione interiore dei pazienti, invitò Sara a ripercorrere un episodio recente che aveva scatenato in lei un'intensa ondata di disagio. 

In quell'occasione, durante una riunione di gruppo all'università, un commento critico di un compagno aveva avuto l'effetto di innescare una serie di reazioni interne che Sara descrisse come improvvise e incontrollabili. Quell'esperienza, pur essendo accaduta in un contesto specifico, aveva lasciato un'impronta profonda nel suo modo di vedere se stessa e le proprie capacità.

Sara ricordava con precisione ogni dettaglio di quel momento: l'aria tesa nella stanza, il brusio sommesso dei compagni, e il suono quasi impercettibile di un commento che, per lei, aveva avuto un impatto devastante. 

In quell'istante, una serie di pensieri negativi si erano insinuati nella sua mente, emergendo in maniera automatica e senza preavviso. Questi pensieri, che sembravano sorgere come una reazione istintiva all'evento, le avevano fatto sentire improvvisamente inadeguata e incapace di contribuire in modo efficace alla discussione.

Il dottor Trossello, con la sua esperienza e la sua attenzione al dettaglio, invitò Sara a descrivere con cura non solo l'evento in sé, ma anche le sensazioni e le riflessioni che erano  seguite. 

In questo processo, la paziente si rese conto che quei pensieri negativi non erano frutto di una scelta cosciente, ma piuttosto di una reazione automatica che si attivava in risposta a situazioni percepite come minacciose.

Sara iniziò a riflettere su come, immediatamente dopo il commento, una voce interiore si era fatta sentire, suggerendo che lei non era all'altezza delle aspettative altrui e che avrebbe inevitabilmente fatto una brutta figura. Questa voce, così familiare eppure così destabilizzante, le faceva ripercorrere in tempo reale immagini di insuccesso e di rifiuto, distorcendo la realtà e amplificando la percezione di vulnerabilità.

Il dottor Trossello la guidò in un percorso di riflessione  accurata, chiedendole di scomporre quell'esperienza nei suoi elementi fondamentali. 

Sara si rese conto che, al di là del singolo commento critico, c'era una serie di pensieri automatici che si erano attivati: immagini di fallimento imminente, convinzioni di inadeguatezza e l'ansia che cresceva in maniera esponenziale. 

Questi pensieri, come fili invisibili, si intrecciavano tra loro, dando vita a un ciclo che sembrava confermare le sue paure, indipendentemente dalle prove contrarie che avrebbe potuto ricordare.

Attraverso una riflessione guidata, Sara esaminò ciascuno di questi pensieri, cercando di capire come e perché si formassero in risposta a un evento esterno. 

Notò che, in passato, in situazioni simili, aveva ricevuto anche feedback positivi e aveva partecipato attivamente, dimostrando competenza e sicurezza. Tuttavia, in quel preciso momento, il meccanismo dei pensieri negativi si era attivato in maniera automatica, offuscando ogni ricordo di successo.

Il dottor Trossello sottolineò l'importanza di riconoscere questi pensieri come eventi transitori, che si presentano come una reazione immediata a situazioni stressanti. La sua guida permise a Sara di capire che tali pensieri non erano necessariamente rappresentativi della sua realtà complessiva, ma piuttosto di una modalità abituale di interpretare gli eventi, un filtro negativo che distorceva la percezione del proprio valore e delle proprie capacità.

Dopo aver esplorato in modo approfondito l'origine e la natura dei pensieri negativi automatici, Sara si concentrò sull'analisi critica di questi pensieri. Il processo che il dottor Trossello aveva proposto consisteva nel mettere in discussione l'evidenza che supportava quelle convinzioni, confrontandola con esperienze passate in cui aveva dimostrato di essere capace e di aver ricevuto riconoscimenti per il suo impegno.

In questa fase, iniziò a notare una contraddizione interna: sebbene in quel preciso momento il pensiero di inadeguatezza fosse così forte da farle perdere la voce e la partecipazione, in altre occasioni aveva ottenuto risultati positivi e apprezzamenti dai compagni. Questa presa di consapevolezza fu fondamentale, poiché le permise di capire che il pensiero negativo, pur essendo reale e vissuto intensamente, era solo una parte della sua esperienza e non definiva la totalità della sua identità.

Sara, approfondendo l'esplorazione, cominciò a riformulare il significato che attribuiva all'evento. Invece di considerare il commento critico come una prova definitiva della sua incapacità, si rese conto che si trattava di un singolo episodio che, pur doloroso, non poteva cancellare una storia fatta anche di successi e riconoscimenti. Questa ridefinizione mentale rappresentò un passaggio cruciale nel percorso di cambiamento: riconoscere che ogni pensiero negativo, per quanto intenso, poteva essere analizzato, contestato e reinterpretato alla luce di un quadro più ampio e oggettivo della propria esperienza.

Per consolidare questa nuova consapevolezza, il dottor Trossello suggerì a Sara di tenere un libro di riflessione quotidiana. In questo diario, avrebbe annotato ogni episodio in cui emergessero pensieri negativi automatici, descrivendo in modo dettagliato l'evento scatenante, le sensazioni provate e le riflessioni successive. L'obiettivo era duplice: da un lato, sviluppare una maggiore consapevolezza di quei momenti in cui la mente si orientava verso una visione distorta della realtà; dall'altro, imparare a osservare e a riformulare quei pensieri, evidenziando le contraddizioni tra le percezioni negative e le esperienze positive del passato.

Sara accolsel'idea, riconoscendo che la scrittura potesse diventare un prezioso alleato nel processo di trasformazione interiore. L'atto di mettere per iscritto le proprie emozioni e riflessioni avrebbe rappresentato un primo passo verso la consapevolezza continua, una pratica quotidiana che avrebbe rafforzato la sua capacità di guardare alle proprie reazioni con uno sguardo critico ma compassionevole.

Alla fine della seduta, mentre il calare del sole colorava di tonalità dorate le pareti dello studio, Sara lasciò tornò verso casa con un senso di rinnovata fiducia. Aveva imparato a riconoscere e a comprendere in profondità i meccanismi dei suoi pensieri, scoprendo che, sebbene possano insorgere con forza in momenti di stress, essi non rappresentano la totalità della sua esperienza.

Il percorso intrapreso quel giorno le aveva offerto strumenti concreti per osservare e riformulare quei pensieri, trasformandoli da elementi di debolezza in opportunità di crescita personale. Comprendere che un singolo episodio non definisce il proprio valore, e che ogni reazione negativa può essere messa in discussione alla luce di esperienze positive, le aveva permesso di immaginare una nuova visione di sé, più equilibrata e resiliente.

Il dottor Trossello aveva mostrato a Sara come il lavoro sulle convizioni, fatto di consapevolezza e di analisi critica, potesse aprire la strada a una trasformazione. 

Lo studio di Psicologia, con la sua atmosfera serena e la professionalità attenta a ogni dettaglio, rappresentava non solo un luogo di intervento, ma un vero e proprio laboratorio di benessere, dove ogni persona poteva scoprire il potere di cambiare il proprio modo di interpretare la realtà.

Per chiunque si trovi a vivere momenti di ansia e insicurezza, l'esperienza di Sara testimonia che è possibile intraprendere un percorso di riflessione e di ristrutturazione interiore, in cui i pensieri negativi non sono nemici da combattere, ma segnali da interpretare e trasformare. Con impegno, consapevolezza e l'aiuto di professionisti dedicati, ogni passo compiuto verso una maggiore comprensione di sé può rappresentare l'inizio di una vita più serena e appagante.


sabato 16 maggio 2020

Leggere Kant e soffrire di ansia




Come si può incoraggiare una persona a leggere? E' provato diciamo scientificamente che se questa persona è obbligata a farlo, questo metodo è fallimentare.

Le biblioteche sono luoghi semisconosciuti ai più e forse luoghi esotici per quelli almeno curiosi. Rispetto a coloro che sanno già tutto non perdo tempo.

Se ci addentriamo un attimo in modo un po più approfondito nell'argomento potremo dire che fra tutti i libri è necessario menzionare i classici. Che cosa sono?

Te lo dice Umberto Eco: "i classici sono dei libri che tutti odiano perché sono stati obbligati a studiarli a scuola". Severo ma giusto, o quanto meno condivisibile.

Che cosa, tuttavia, ci possono insegnare questi libri di così tanto importante da scomodare anche gli psicologi?

Il nostro amico Kant ti avrebbe risposto grossomodo così: invece di chiederti come è fatta una cosa, chiediti come deve essere fatta per venire, da te, meglio conosciuta.

Che cosa vuole dirti?

Che non c'è modo migliore di trovare delle risposte del farsi delle domande.

Facciamo un esempio. Se sto vivendo delle situazioni d'ansia e queste complicano tantissimo la mia vita quotidiana, può essere sicuramente utile sapere che l'ansia è legata alla paura che qualcosa può accadere, ciò nonostante, è decisamente meglio porsi altri tipi di domande.

Consapevole di avere un problema, farsi delle domande è già di per se un atto terapeutico perché è l'espressione di un atteggiamento che comprende curiosità, apertura mentale e disponibilità ad accogliere alternative.

Insomma, se hai un problema di ansia (porto sempre questo esempio perché insieme alla depressione, sono i casi che tratto maggiormente) fatti sempre delle domande. Sempre.

Nel caso ti stessi chiedendo quali domande conviene farsi in riferimento ai casi nominati sopra, direi, senza ombra di dubbio, domande genuine, le migliori per trovare nuove prospettive: 

- Che cos'è?

- Come funziona?

- Perché succede?

- Come comincia?

Dopo che ti sei posto queste domande, dimenticati delle risposte che pensi di conoscere già.

Non cercare le risposte su internet.

Non tormentare gli amici.

Allora cosa posso fare?

Rivolgiti ad uno specialista psicologo, anche perché, ne sono certo, se non sei stato tu a perseguitare amici e parenti, sarai stato bersaglio di consigli non richiesti. Quindi non ti resta nient'altro da fare che trovare lo psicologo che fa per te, in questo modo ti affidi ad uno specialista che ha seguito un lungo percorso di formazione acquisendo le competenze necessarie per aiutarti.

Tieni anche presente, e su questo punto sarò molto diretto come sull'importanza di farsi domande che se stai convivendo in una condizione di incertezza sono portato a pensare che avrai già rimandato ad un altro momento una decisione che riguarda la situazione che temi o che ti da fastidio.

Avrai già cercato qualche professionista, ma con il telefono in mano alla fine avrai detto "lo farò più tardi o domani". In un primo momento questo può esserti utile, perché pensi di poter avere il controllo sulla situazione, di poterla gestire.

Ma il rimandare indebolisce inesorabilmente il nostro spirito d'iniziativa rendendoci sempre meno capaci di agire in modo volontario.

Concludo dandoti un consiglio che potrebbe essere già, di per se, terapeutico: prova ad iniziare a sospettare del tuo continuo rimandare il problema d'ansia. Immagina uno scenario dagli effetti indesiderati che il rimandare (di chiamare il professionista) può avere sulla tua vita. Questo può essere il modo migliore per attivare una reazione e fare quella benedetta telefonata.

Contattami (appunto) per saperne di più.

Un caro saluto

MT

sabato 2 maggio 2020

Sedute online. Questo è il dilemma





Come ho già detto molte volte, essendo un punto per me piuttosto determinante, per conoscere la strada giusta da percorrere per risolvere i propri problemi, devi saper analizzare a fondo anche la situazione del momento, per capire cosa funziona bene del passato fino ad oggi e cosa invece deve essere riscritto da zero adattandosi al futuro.

Proprio per aiutarti a consolidare questa concezione, voglio portarti un esempio che arriva dal lato opposto della linea temporale, parlandoti di un modo di operare degli psicologi consolidato nelle ultime settimane, in pieno periodo lockdown.

Mi riferisco al colloquio online, attraverso tutte le sue possibile forme, il cui obiettivo è garantire, tramite la piattaforma tecnologica che si preferisce, la possibilità di entrare nello studio del professionista stando comodamente seduti sulla poltrona di casa.

Questa tipologia di servizio, lanciato pochi anni anni fa, è attivo su tutto il territorio nazionale oggi più che mai, è a pieno regime.

Seguendo una statistica nemmeno troppo aggiornata, esattamente del 2017, in Europa il 30% dei percorsi terapeutici viene fatto a distanza.

Come funziona?

E' molto più semplice di quello che si può pensare:

1) Si prende un appuntamento

2) Ci si vede quel giorno alla tal ora (ad esempio) su Skype

3) Si fa il trattamento

In sostanza è tutto qui. 

Il trend dei beneficiari di questa forma era in fase di crescita già da prima dell'emergenza, per tutta una serie di ragioni che ora non tratterò ma rimanderò ad un prossimo articolo. La situazione in corso ha per forza di cose accelerato lo sviluppo, e le previsioni dicono che la percentuale aumenterà nei prossimi anni. 

Se le varie fasi della nuova quotidianità che ci apprestiamo a vivere impongono dei cambiamenti anche piuttosto ferrei, il mio obiettivo è quello di migliorare ancora di più questa tipologia di terapia, muovendomi in quella direzione in modo organizzato e preciso.

Questo riguarda me.

E tu? 

Come ti dicevo prima, il tuo obiettivo è quello di analizzare con cura e a fondo la tua situazione, la tua quotidianità, le tue difficoltà e le strategie che hai adottato fino a questo preciso momento per contrastarle. 

Se hai fatto come ti dico sai cosa funziona e cosa no.

Individuati i problemi che non riesci (e non puoi) risolvere da solo, li puoi affrontare con uno specialista. Scegliendo tra il recarti nello studio professionale e il restare comodamente a casa.

Non importa se quello che funziona arriva dal passato (studio) o da idee moderne (skype). Quello che a te interessa è che funzioni per te.

Il mio modo di trattare anche le sedute online serve proprio a questo. A far funzionare al meglio il trattamento. 

Alle persone che si rivolgono a me sono riservati interventi altamente specifici per la richiesta portata, trovando la strategia adatta e naturalmente più efficace.

Le strategie e le tecniche che utilizzo sono quelle che applico nel mio modello di trattamento e chiaramente è un modello che non puoi trovare da nessun'altra parte. 

So che il modo online può sembrare strano, ma lo è solo perché non ci siamo abituati.

Le persone con cui faccio le sedute online sono quelle che vorrebbero vedermi, ma che non possono raggiungermi fisicamente.

Come ho già detto la sostanza non cambia, e, sulla base delle tue esigenze se sei più indirizzato verso un consulto online devi sapere che i vantaggi sono i medesimi di una seduta in studio.

In qualità di persona che cerca un aiuto, quindi, il tuo obiettivo è quello di essere in grado di mettere insieme entrambe le cose, guardando i servizi  che ti circondano e  provando a capire cosa funziona e cosa no e cosa funziona meglio.

Sempre sulla base dei come sei tu e degli obiettivi che ti stabilisci.

Riuscire già in questo compito non è semplice , ma è perfettamente fattibile.



A presto

Dott. Massimiliano Trossello


Una dimensione nascosta

  Siamo portati a credere di sapere chi siamo: pensiamo di conoscere le nostre reazioni, le nostre paure e ciò che ci motiva. Eppure, quant...