Mi pare doveroso fare alcune
considerazioni prima di inoltrarmi, qualora questo tema avesse
l’opportunità di essere ulteriormente sviluppato, in modo più
puntuale all’interno del lavoro, che forse sarà anche un incontro fra
interpreti e conoscitori di discipline diverse. Ho deciso di mettere sulla
bilancia molto coraggio per trascrivere giù su carta un po' di idee con la
pretesa che possano essere d’aiuto per una migliore conoscenza di quanto si
andrà trattando, essendo il campo vasto e, ad oggi, in divenire. Questo
articolo è un audace cammino verso la conoscenza dell’arte da sguardi diversi,
non usuali, ed è frutto della lettura, dello studio e dell’imitazione di
illustri Professori, che non mancherò di menzionare ove richiesto.
L’ipnosi è una pratica antica tanto quanto lo sono i tentativi
dell’essere umano di curare i propri simili
(Watkins, 1987). Se ne trova
testimonianza nei veda induisti nei testi magici
dell’antico Egitto e, tra
gli altri, presso gli antichi Cinesi, Ebrei, Tibetani
e Persiani, ed anche in Australia e presso i popoli
nativi americani. Ci sono diverse definizioni di ipnosi,
derivanti dalle numerose scuole di pensiero
che, dalle teorie più arcaiche,
fino ai giorni nostri ricorrono nel dibattito sull’ipnosi. Il fenomeno chiave
su
cui ruota tutto ciò che viene catalogato come ipnosi è la trance. La trance è una situazione in cui
si passa attraverso
qualche cosa, per cui si cambia di condizione o di atteggiamentoàTrance indica
qualsiasi stato di
concentrazione in se stessi, dalla più leggera e inavvertita distrazione
fino al
Penso di conseguenza, in questa sede,
ad uno stato di estrema concentrazione nella creazione di un’opera, prima
magari pensata ed in seguito realizzata. Secondo il paradigma teorico che seguiamo
nella nostra Scuola, Istituto “Franco Granone” Centro Italiano di Ipnosi
Clinico Sperimentale, l’ipnosi è uno stato di coscienza modificato, fisiologico
e dinamico, esattamente come lo stato di veglia, di sonno e di sogno, dove è
tipica la prevalenza della rappresentazione mentale sulla percezione sensoriale.
Accade cioè che, nello stato di trance, la persona traduca il pensiero in atto. In ipnosi siamo quello che pensiamo,
perché quello che pensiamo tende a tradursi in azione o tende a divenire
realtà. Andando nella direzione della teoria di Wallace Graham che vede il
processo creativo suddiviso in fasi: preparazione, incubazione, insight,
verifiche. (Graham, 1926) Se in ipnosi la mente conquista decisamente il potere e la fantasia
prende il comando della mente, la persona è protagonista assoluta del suo
stesso mondo interiore. La creatività guadagna potentemente rilievo ed il pensiero può diventare
immediatamente un gesto e un fatto. Quando
utilizziamo in modo arbitrario le nostre capacità cognitive, per modificare il
pensiero o il comportamento, questo processo viene definito come plasticità
ideomotoria. Quando l’idea è una, una sola e circoscritta, si parla volentieri
di monoideismo plastico. (Perussia, 2013) Il monoideismo plastico è una sola idea del presente che riverbera, per
così dire, sul piano psicosomatico. Mi chiedo quindi se nel percorso che porta
alla realizzazione di un opera, come arriva l’ispirazione, se possiamo definirla
così, attraverso uno stato tormentato, inteso come umore, oppure uno stato più
quieto e tranquillo?
Che cosa guida l’artista nel creare? Possiamo
ipotizzare che, ad un certo punto un germoglio prende sempre più consistenza
nella mente e man mano diventando un immagine, un immagine talmente potente da
sembrare reale e pertanto plastica, è capace di produrre effetti fisici e
psichici. Nel campo della clinica questo fenomeno verrà impiegato per
raggiungere delle modificazioni psichiche o fisiche, a scopo terapeutico, mentre
nel campo dell’arte evidentemente si dovrà passare dall’intenzione alla
realizzazione.
Ci sono artisti che,
partendo da una metodologia espressiva, nel corso della loro carriera passano
ad altri strumenti, a volte anche completamente diversi. Ora, se in campo prettamente
clinico e di
cura, il rapport, ovvero il rapporto che si viene a creare tra colui che
ipnotizza e colui che viene
ipnotizzato, è
imprescindibile per il raggiungimento degli obiettivi che ci si prefissano,
possiamo
affermare che in campo artistico si venga a creare fra
soggetto (artista) e l’altro (imparare
maneggiare un altro mezzo di espressione)
un interazione che dovrà per forza favorire un
processo per condurlo, come sopra,
ad un obiettivo prefissato ovvero ad esempio sono capace di
disegnare? Molti autori utilizzano diverse tecniche
comunicative nel loro lavoro, dalle installazioni,
ai video, alle performance,
solo per citarne alcuni, imparando e migliorandosi di volta in volta,
accrescendo in manualità ed esecuzione, affermando di voler cercare sempre il
lavoro migliore,
come a
voler sempre trovare nuove vie e nuovi linguaggi.
Il parallelo, in questo
passaggio, con l’induzione ipnotica è piuttosto ricco di significati. Un
appunto:
l’induzione ipnotica è la procedura con la quale un ipnologo conduce una
persona in ipnosi. E’
importante, pensando ai meccanismi d’azione principali dell’ipnosi, imparare a
maneggiare i
singoli strumenti che stanno alla base dei meccanismi, scomponendoli
in sequenze induttive
efficaci. Quindi se da una parte per un artista è
fondamentale conoscere a fondo, passaggio dopo
passaggio la tecnica espressiva
che sta utilizzando o sperimentando, dall’altra è importante
conoscere una
procedura induttiva ben codificata composta di passaggi sequenziali molto
chiari.
Il lavoro può percorrere questa strada, può andare in questa direzione?
Ossia regge un parallelo
fra l’azione di un artista e l’agire di un ipnologo? Questa
domanda risulta effettivamente un po'
troppo approssimativa, pertanto cerco di
inquadrare meglio il campo. L’ipnosi non si esaurisce
con l’induzione. Sono due
aspetti completamente diversi del fenomeno. Se nell’induzione è
importante il rapport
con l’operatore ma non è fondamentale, nel fenomeno ipnotico vero e proprio
è
imprescindibile. Come vedremo più avanti, ciò che caratterizza il fenomeno
ipnotico è il
monodeismo plastico. Per la Scuola torinese di ipnosi, l’ipnosi è
caratterizzata sempre e soltanto
dalla presenza di un monodeismo plastico.
(Casiglia, 2015). L’ipnosi in ambito clinico non viene
considerata un punto di
arrivo, bensì un punto di partenza, sul quale impostare tutto un dopo.
Analogamente, possiamo affermare che le varie tecniche espressive possono
essere considerate
un mezzo (àinduzione) e l’opera (àfenomeno ipnotico) un punto di partenza e tutto
quello che viene
dopo (il significato dell’opera) un punto di arrivo? Molti
artisti sostengono di vivere un atto artistico,
creativo. Ritengono di vivere
un ispirazione, che li guida fino al raggiungimento dell’opera completa
(Picco
Barilari, 2008) Questo passaggio a mio parere è esemplare è portante del rapporto
che
intercorre fra il lavoro dell’artista e l’ideoplasia, e di conseguenza
determinante per avvalorare la
mia idea. Se penso alla ricerca nel mondo
dell’arte, ad ore giorni e forse mesi di applicazione,
immagino che ci sia una
sorta di focalizzazione su più elementi, via via sempre più circoscritti, più
ristretti, per giungere ad un solo progetto, ad una sola concezione, ad una
sola idea. Sono
convinto che la selezione delle immagini, del progetto che sta
prendendo forma sia fondamentale,
perché, fra le tante, la potenza immaginativa
venga a concentrarsi su un immagine, che, per
svariati motivi, è migliore delle
altre.
Come
la nostra mente è organizzata per permettere lo stato ipnotico
E’ opportuno fare un passo indietro per poter proseguire. La nostra
mente è organizzata secondo 3 aree di attività: à area critica – area logica – area
immaginativa. Se un area necessita di molta
energia per uno scopo, inevitabilmente la sottrarrà alle altre, facendole
diminuire di potenza. Pensando al fenomeno ipnotico, al processo dell’ipnosi, l’area critica filtra la realtà,
la verifica e da il benestare all’ingresso delle suggestioni, proteggendo
l’individuo con la sua diffidenza e proprio per questo rappresenta il
principale ostacolo all’induzione ipnotica e quindi alla realizzazione della
monoidea. L’area logica, gestisce le attività ordinarie, comprende,
ragiona, progetta, ricorda e gestisce il normale stato di coscienza. Infine l’area immaginativa crea immagini, fantastica, gestisce le emozioni
e i bisogni. (Regaldo, 2014)
Ora, immaginando il lavoro di un’artista, questi come si approccerà al
progetto? Può partire da un idea, può essere frutto di una ricerca o può essere
entrambe. Restiamo all’idea: lo stimolo creativo (se così possiamo definirlo)
agisce contemporaneamente su due livelli, uno razionale ed uno immaginativo. A
livello razionale e logico la mente cercherà di portare avanti il processo
creando una serie di percorsi mentali che porteranno alla soluzione del problema,
se così possiamo definire l’opera.
Contemporaneamente lo stesso atto creativo, stimolerà la parte
immaginativa, creando immagini compiute, solide, nella direzione di un assoluta
fantasia tradotta in pratica. Il lavoro, la situazione del pensare al progetto,
può essere così viva da creare effetti fisici facilmente riscontrabili:
brividi, tensione, etc. Se siamo d’accordo che per generare un monoideismo
plastico nella genesi di un opera, dobbiamo inevitabilmente sottrarre energia
mentale dalle altre aree per indirizzarla esclusivamente su quella immaginativa,
è pensabile che nell’attività di un artista, questi si possa trovare, ad un
certo punto, ad avere una ridotta capacità razionale e fisica, il tutto al
servizio del lavoro creativo? Un altro concetto piuttosto importante legato al
monoideismo è il tema del controllo. Ovvero, come può la parte immaginativa avere il sopravvento sulla
parte logica per dare potenza alle immagini? L’immagine potrebbe diventare così
potente da sembrare reale quando il bisogno, il desiderio e l’aspettativa sono
fortissimi. Anche situazioni in cui siamo fuori controllo possono generare immagini
potenti e realistiche. Faccio un esempio: la crisi di panico. In questa
circostanza un’idea nasce spontanea nella parte immaginativa della mente e non
viene filtrata dalla parte critica, quindi à un’immagine pur non supportata da dati di realtà diventa così potente
da sembrare reale e generare in questo modo incredibili effetti a livello
psichico e fisico, fino a produrre un’evidente sintomatologia. (Regaldo, 2015) In
un’intervista alla rivista “Doppiozero” l’artista Marzia Migliora, si
esprime in questi termini sull’utilizzo del corpo nell’arte: “Il corpo è uno strumento
intelligentissimo in grado di adattarsi a molteplici situazioni.” (Bernardi, 2016). E’ possibile
pensare che, attraverso un induzione ipnotica, si possa generare un azione
(fisicaàgenerata dal corpo) che porta alla realizzazione di un opera? Cerco ora
di essere più dettagliato:
1 - In virtù della sua attitudine a focalizzare e modificare l’attenzione,
a produrre nel soggetto un esperienza soggettiva di spontaneità nello svolgere
un compito à si potrebbe utilizzare l’ipnosi per diversificare e sperimentare un
intervento creativo.
2 - Le suggestioni verbali possono aumentare l’efficacia di una tecnica.
- Attraverso la capacità di ridurre la percezione di stimoli, si
ottengono migliore concentrazione e minore distraibilità. à Escludendo il mondo esterno ci si può concentrare esclusivamente ed in
modo più autentico su quello interno.
Concludendo questa esposizione di obiettivi giusto per dare forma al
lavoro à il monoideismo plastico sta alla base di quasi tutte le applicazioni
che dell’ipnosi si hanno, quindi, come principio di questa trattazione, anche
in campo artistico. I fenomeni generati dal monoideismo plastico possono
modificare o potenziare le abilità di una persona. Per il momento pensiamo che
l’ideoplasia possa essere espressa con potenza variabile a seconda della
circostanza nella quale ci si trova, ma soprattutto a seconda del soggetto che
sta sperimentando il fenomeno. E’
possibile pensare ad un lavoro, dove attraverso un percorso di induzione che
porta alla trance ipnotica si possa, attraverso delle suggestioni, attingere ad
una fonte interiore di ispirazione? Durante questo stato si può immaginare un
lavoro di tipo creativo, dove attraverso le suggestioni suggerite, le intense
emozioni che si creano portino ad un atto creativo. Ciò che nasce potrebbe
essere il prodotto dell’emozione, rielaborata attraverso l’induzione ipnotica. Queste idee, sono ancora, ovviamente, in
divenire, molto abbozzate, messe giù più che altro con volontà conoscitiva
nonostante siano il frutto di un inizio di ricerca e studio di testi, appunti,
audio della scuola, etc. Sicuramente non sarà molto semplice in alcuni passaggi
ed esaustivo per il progetto in sé, ma il mio scopo è quello di iniziare. Da
qualche parte bisognava fare il primo passo.