sabato 24 giugno 2023

Il volo


Due amici, Alice e Matteo, si trovano in aeroporto ad aspettare il loro volo, che da Parigi li porterà a Tokyo. 

Hanno pianificato il loro viaggio per mesi e sono molto emozionati all'idea di visitare il Giappone.

Mentre aspettano di imbarcarsi, decidono di cenare presso uno dei tanti ristoranti dell'aeroporto. 

Siedono a un tavolo e guardando il menù, pensano entrambi alle specialità locali che sperano di assaggiare durante il loro viaggio in Giappone.

“Non vedo l'ora di provare il sushi giapponese vero e proprio!” dice Alice 

“Sì, anch'io sono curioso di assaggiarlo. Ma ho letto che ci sono anche molte altre specialità giapponesi che dovremmo provare, come il ramen”

“Mi hai fatto venire ancora più fame! Penso che ci porteremo a casa qualche chilo in più dopo il nostro viaggio.”

Matteo scoppia a ridere “ l'importante è godersi il viaggio e scoprire cose nuove.”

Durante la cena, Alice e Matteo parlano di tutto e soprattutto della cultura giapponese, divertendosi.

Ad un certo punto, Alice dice” Ti ricordi di Giulia?"

Matteo annuisce e risponde: "Certo che si, come sta?"

Alice sembra indecisa su come rispondere e poi dice: "Ho visto una pubblicità su una rivista per un prodotto che aveva usato nell'ultimo periodo. Mi ha fatto pensare a lei e alle difficoltà che sta affrontando.”

Matteo ascolta attentamente le parole di Alice: "Ricordo che Giulia soffriva di una fobia particolare. Pensavi a quella quando hai visto la pubblicità?"

Alice annuisce e "Si, era proprio quella. Speravo che avesse superato quella fobia, ma sembra che stia ancora lottando con tutte le sue forze".

Matteo si guarda intorno e poi sussurra: "In realtà, anch'io ho sofferto di quella fobia in passato. So quanto possa essere difficile superarla, ma con il giusto supporto e l'aiuto professionale, ci si può riuscire".

Alice sembra interessata all'idea di aiutare Giulia e chiede a Matteo: "Ma come possiamo aiutarla a superare questo problema?"

Matteo riflette un po' e suggerisce: "Potremmo dirle di cercare una forma di terapia che si concentri sulla consapevolezza dei pensieri e delle emozioni. Ho sentito che può essere utile per le persone che soffrono dello stesso problema di Giulia".

Alice sembra incuriosita e chiede: "Come funziona esattamente questa terapia?"

Una classe del liceo sta per partire.

- A giudicare dall’abbigliamento andranno in un paese caldo- pensa tra se e se Matteo

Gli studenti sembrano eccitati all'idea di visitare un nuovo luogo, di sperimentare nuove attività e di creare nuovi ricordi insieme.

Le voci degli studenti si mescolano tra loro, creando un'atmosfera estremamente allegra e vivace. Alcuni ragazzi si scambiano abbracci e saluti, le ragazze sorridono e si scattano selfie. 

L'aria è carica di anticipazione e di emozione, e si può percepire lo spirito dell'avventura che anima gli studenti. Sembra quasi che, per un momento, tutto ciò che conta sia il presente, l'esperienza della gita che sta per iniziare, con tutte le sue possibilità.

"Mamma mia, sembra che le ragazze non riescano a staccarsi dai loro telefonini neanche per un secondo!" commenta Matteo, quelle studentesse 

"Ahahaha, è vero, ma a loro piace di sicuro immortalare ogni momento della loro vita", risponde Alice sorridendo.

“Hai ragione” conclude Matteo non proprio convinto

Ritornati dalla parentesi sulla dipendenza dai social media, Alice e Matteo riprendono il discorso su Giulia. 

"Sono d’accordo con quello che dici", concorda Matteo.  "Giulia ha bisogno di aiuto”

"A proposito di ambiente sicuro, credo che uno degli obiettivi del percorso che potrebbe fare, sia proprio quello di creare uno spazio dove lei si senta libera di esprimere le proprie emozioni senza giudizio", commenta Alice.

"Esatto", conviene Matteo. 

"Il trattamento incoraggia a riconoscere e ad accettare le risposte emotive impegnative, integrandole nelle esperienze, invece di evitarle o cercare di sopprimerle".

"Quindi potrebbe aiutarla a sviluppare una maggiore consapevolezza dei suoi pensieri e delle sue emozioni, in modo da imparare a gestirli meglio?” continua Alice

"Credo proprio di sì, sono sicuro che questo approccio possa essere molto utile in casi come quello di Giulia, dove la paura e l'ansia sembrano bloccare ogni movimento".


Terminata la cena si alzano e si dirigono verso gli imbarchi:  "Andiamo verso la lounge Fly Emirates per attendere l'imbarco?" chiede Alice.

"Sì, è meglio andare con calma per evitare code impreviste", risponde Matteo, facendo un cenno in direzione della sala.

I due si avviano verso la lounge, attraversando i corridoi dell'aeroporto. 

Lungo la strada, scorgono molti viaggiatori che passeggiano di qua e di là, alcuni corrono per prendere l'ultimo volo, altri si godono una pausa prima di imbarcarsi.

Molti leggono un libro o guardano ipnotizzati il loro portatile.

Nel mentre la scolaresca si è divisa in due gruppi, alcuni parlano tra loro, ridendo e scherzando, altri dormono.

In mezzo a loro c'è anche un insegnante, una donna sui quaranta, impegnata a tenere d’occhio tutti i suoi studenti, come una giovane madre con i suoi piccoli.

Mentre si avvicinano alla lounge Fly Emirates, Alice e Matteo passano davanti a una grande pubblicità di un noto profumo, dove il testimonial è il campione di ciclismo Wout Van Aert. 

Dopo aver ammirato per un attimo l'affascinante immagine del corridore belga, i due entrano nella lounge. 

Matteo non può fare a meno di pensare alle imprese mitiche del fuoriclasse belga, il protagonista della pubblicità che hanno appena visto. 

Lo vede in azione, mentre affronta i tornanti delle alpi o pedalando a tutta velocità lungo il pavé del Nord. 

"Chissà cosa deve passare per la testa di un atleta come Van Aert, quando affronta una gara come la Milano - San Remo o il Tour de France” pensa tra sé mentre sprofonda  su uno dei comodi divani della lounge. 

Mentre si adagiano sui comodi divani, Matteo e Alice si godono due esotici cocktail preparati freschi dal barman. 

"Che goduria, questi cocktail sono davvero fantastici!" commenta Alice.

"Sono proprio quello che ci vuole per rilassarci un po' prima di affrontare tante ore di volo", conclude Matteo, sorseggiando il suo drink.

Alice guarda Matteo e dopo qualche istante di riflessione, dice: "Sì, hai ragione. La consapevolezza delle emozioni è un passo importante per la crescita personale e la terapia può aiutare a svilupparla".

"Penso che troppo spesso ci troviamo a fare scelte basate sulle aspettative degli altri o sulle convenzioni sociali, senza considerare veramente ciò che ci fa felici e ciò che riteniamo importante", dice Matteo.

"Esatto", annuisce Alice. 

"Ma è solo quando si è chiari sui propri valori e su ciò che è veramente importante per noi che possiamo prendere decisioni consapevoli e andare verso una vita più ricca e significativa".

"Proprio così", concorda Matteo. "Solo quando abbiamo chiaro ciò che vogliamo veramente, possiamo metterci in gioco e prendere le giuste occasioni per raggiungere i nostri obiettivi".

"Per questo la terapia può essere così utile", aggiunge Alice. 

“Ci aiuta a scoprire i nostri veri valori e ci insegna ad ascoltare la nostra voce interiore, che spesso viene soffocata dallo stress quotidiano e dalle aspettative degli altri".

"Tornando a quello che dicevamo prima, penso che la terapia possa essere molto utile anche per chi non ha dei veri e propri problemi psicologici, ma semplicemente per chi vuole imparare a gestire meglio le proprie emozioni e a vivere una vita più appagante".

"Giulia, ad esempio, sembra avere molta difficoltà a gestire le sue emozioni", suggerisce Alice. 

"Forse potrebbe trarre molto beneficio da questa tipologia di petcorso, anche se non ha dei veri e propri problemi psicologici".

"Penso di sì", risponde Matteo. 

"Potrebbe aiutarla ad acquisire una maggiore consapevolezza delle sue emozioni imparando a come gestirle meglio, in modo da avere una vita più serena".

"Pensandoci bene", continua Alice, "credo che tutti potremmo trarre vantaggio da percorsi di questo tipo, in un modo o nell'altro. È qualcosa che può aiutarci a crescere e a migliorare, anche quando non siamo in crisi".

Dopo un'ora di attesa nella confortevole lounge Fly Emirates, Alice e Matteo vengono chiamati per il loro volo per Tokyo. 

Soddisfatti dall'esperienza appena trascorsa, si alzano dai comodi divani e si dirigono verso il gate, pronti a iniziare la loro avventura in Giappone.

Mentre si avvicinano all’imbarco, non possono fare a meno di ripensare alle conversazioni che hanno avuto riguardo alla terapia e alla consapevolezza delle proprie emozioni. 

Sanno che ci sono ancora molte cose da imparare e da scoprire su di sé, ma sono felici di aver avuto l'occasione di riflettere insieme su questi argomenti.


domenica 11 giugno 2023

Le linee del tempo




Iniziamo col dire che in un futuro non troppo lontano, l'umanità avrà raggiunto una tecnologia così avanzata da permettere il viaggio nel tempo. 

Secondo questa teoria, la tecnologia del viaggio nel tempo sarà basata sulla comprensione del tempo e della sua natura. 

Il tempo non è solo una dimensione fisica, ma è anche un'esperienza soggettiva della coscienza umana. Se il tempo è qualcosa che noi percepiamo soggettivamente, in relazione alla nostra storia e al nostro essere nella realtà fisica, come una linea retta, se consideriamo il tempo come una linea retta che scorre avanti, chiediamoci: perché non possiamo viaggiare anche indietro lungo questa linea? 

Se il tempo è effettivamente un'esperienza soggettiva della nostra coscienza, allora non vi sarebbero ragioni per cui non si potrebbe viaggiare anche indietro, tuttavia questo richiederebbe una grande comprensione della natura del tempo, della nostra coscienza e una tecnologia altamente avanzata.

Questo potrebbe avere effetti profondi sulla nostra mente e sulla nostra coscienza.

Questa tecnologia richiederebbe una grande responsabilità. 

È possibile viaggiare avanti e indietro nel tempo, esclusivamente se l’energia e la materia possono essere utilizzate per creare un "ponte" tra il presente e il passato o il futuro, secondo la concezione attualmente conosciuta.

Il tesseratto potrebbe rappresentare il ponte tra le diverse dimensioni del tempo, consentendo di muoversi avanti e indietro lungo la linea del tempo. 

Il tempo non sarebbe solo una linea retta che scorre dal passato al futuro, ma potrebbe avere anche altre dimensioni, ognuna delle quali rappresenterebbe una possibile realtà dove sarà possibile spostarsi nelle varie linee temporali, da una all'altra. 

Ricordiamoci sempre che il tesseratto è un oggetto matematico che possiede quattro dimensioni, ed è quindi difficile da visualizzare per la nostra mente tridimensionale. 

Tuttavia, possiamo immaginarlo come un cubo tridimensionale in cui ogni lato è un altro cubo tridimensionale. 

In altre parole, il tesserato è costituito da otto cubi che si intersecano tra loro.

Ad oggi, secondo alcuni scienziati, il tesserato potrebbe rappresentare la natura multidimensionale del tempo. 

In questa teoria, il tempo avrebbe più dimensioni rispetto alla semplice progressione dal passato al futuro. 

Invece, sarebbe possibile muoversi lungo queste diverse dimensioni del tempo grazie al tesserato, che fungerebbe da ponte tra le diverse dimensioni.

Il tesseratto è un oggetto matematico a quattro dimensioni che ha la forma di un cubo tridimensionale. Secondo la teoria, il tesseratto potrebbe essere un'interpretazione della natura multidimensionale del tempo. In altre parole, il tempo potrebbe avere più dimensioni rispetto a quella del semplice scorrere in una direzione.

Se accettiamo questa teoria, il viaggio nel tempo diventa ancora più complesso e interessante. Non solo potremmo viaggiare indietro lungo la linea continua, ma potremmo anche spostarci lateralmente attraverso le diverse dimensioni. Questo richiederebbe una comprensione ancora più profonda della sua natura e una tecnologia ancora più avanzata, ma potrebbe aprire la strada a scoperte ancora più sorprendenti.

La scoperta che il tempo è connesso con l'esperienza soggettiva della coscienza umana aprirà la strada a una nuova forma di tecnologia.

Gli scienziati impareranno a condizionare la coscienza umana per poter spostarsi nelle varie realtà, e questo porterà a una serie di effetti sorprendenti.

In effetti, se  diventasse una realtà, ciò potrebbe comportare l'incontro con diverse versioni di se stessi nelle diverse realtà temporali. Questo potrebbe essere un'esperienza estremamente intensa e potente, poiché potrebbe portare alla riscoperta di parti di sé stessi che erano state dimenticate o ignorate.

Inoltre, il potenziale impatto psicologico dello spostamento potrebbe essere enorme, poiché gli individui potrebbero affrontare parti inespresse interiori, come paure e traumi di un prima. 

Ciò potrebbe inoltre tradursi in nuove forme di terapia psicologica. 

Ad esempio, potrebbe essere utilizzato come una sorta di terapia di esplorazione dei vari passati, consentendo agli individui di confrontarsi con i traumi e le difficoltà.

Un possibile effetto del viaggio nel tempo potrebbe essere l'alterazione delle realtà temporali. 

Questo effetto potrebbe essere intenzionale o accidentale, ma potrebbe comunque avere conseguenze significative.

Se una persona peregrinasse nel passato e cambiasse il corso degli eventi, ciò potrebbe avere un impatto sulla realtà presente e sul futuro.

Tuttavia, questo effetto non sarebbe necessariamente uniforme in tutte le realtà temporali.

Dalla prospettiva del tesseratto, il tempo potrebbe avere molte dimensioni, ognuna delle quali rappresenterebbe una possibile realtà. 

Ciò significa che se una persona viaggiasse indietro nella linea e cambiasse il corso degli eventi, ci sarebbe una modifica della realtà in cui si trova il viaggiatore, ma questo potrebbe non influire sulle sue altre realtà.

In altre parole, il risultato finale potrebbe essere una serie di realtà temporali alternative che differiscono leggermente l'una dall'altra. 

Ciò potrebbe aprire a scenari molto diversi all'interno del tesseratto, con piccole modifiche alle varie realtà e alla vita delle persone coinvolte.

Se la teoria del tesseratto si dimostrasse vera, ciò potrebbe avere grandi implicazioni per la comprensione della natura multidimensionale della mente . 

In particolare, ciò potrebbe aprire nuove possibilità per la terapia psicologica e per la conoscenza dell'esperienza umana.

Immagina,  se gli psicologi potessero utilizzare la via sulla linea del tesseratto come metafora di riferimento per aiutare i pazienti a esplorare le diverse dimensioni della loro esperienza emotiva e psicologica. 

Ciò potrebbe aprire nuove opportunità per lo sviluppo di nuove tecniche di terapia, che consentono ai pazienti di lavorare attraverso i loro problemi in un modo unico con evidenze sbalorditive.

Tuttavia, ci sono ancora molte domande a cui rispondere e molte incertezze da esplorare riguardo questa teoria. 

Sebbene il concetto di tesseratto possa fornire nuove metafore e strutture di pensiero, rimane da vedere se questa teoria possa essere applicata in modo significativo alla comprensione umana e alla terapia psicologica.


sabato 10 giugno 2023

L’esperimento




Dibiasky il mondo dove si svolge la storia, era un luogo dove la l’incapacità di sentire cosa diceva l’altro, era la norma. 

In questa realtà, gli abitanti erano del tutto inesperti di sentire ciò che gli altri avevano da dire. 

Ogni abitante era isolato in una propria dimora, dove sentiva solo il suono della sua voce riecheggiare fra quelle quattro mura. 

Questa incapacità di sentire gli altri era causata da una sorta di barriera invisibile che limitava la loro percezione del mondo esterno. 

Questa barriera isolava ogni abitante, impedendogli di sentire le voci di coloro che erano fuori.

La barriera invisibile che impediva agli abitanti di sentire gli altri non era un'entità fisica, ma piuttosto un'influenza psicologica così pervasiva da rendere difficile percepire la realtà al di fuori del proprio giardino.

Questa barriera era come una bolla, che isolava ogni abitante, impedendo loro di sentire le voci degli altri.

Questo meccanismo di difesa si manifestava attraverso un effetto direttamente tangibile sulla realtà circostante: ogni persona aveva una propria visione del mondo. 

L'architettura di ogni casa era caratterizzata da mura e barriere imponenti, che impedivano l'accesso a chiunque.

La barriera invisibile aveva degli effetti profondi sul  modo di pensare degli autoctoni.

Non potendo sentire gli altri, ogni abitante era convinto che le proprie idee fossero uniche, giuste e assolute. 

Questo atteggiamento si manifestava in diversi modi.

Innanzitutto, ogni abitante era convinto di conservare l'unica verità. 

Non essendo in grado di confrontarsi con le idee degli altri, questi abitanti credevano che le loro fossero le idee migliori, le uniche che contassero.

Questa convinzione li rendeva apatici e pigri, non curiosi di scoprire altri possibili scenari.

Inoltre, la barriera invisibile aveva l'effetto di rendere gli abitanti immuni alle critiche. 

Non potendo sentire le opinioni degli altri, questi abitanti erano convinti di essere totalmente al sicuro dalle critiche. 

Questo atteggiamento li rendeva insensibili alle opinioni e ai giudizi degli altri, impedendogli di imparare da nuove esperienze e di maturare come individui.

Infine, la barriera invisibile impediva agli abitanti di sviluppare qualsiasi forma di empatia. 

Non sentendo le voci degli altri, questi abitanti non erano in grado di comprendere le prospettive differenti dalle proprie, un atteggiamento che li rendeva intolleranti verso le opinioni e i punti di vista degli altri.

Di conseguenza, la creatività e l'innovazione erano messe da parte, e l'uniformità regnava sovrana. Non c'era posto per le differenze, e ogni gruppo aveva la propria verità assoluta. In questo mondo, la diversità non aveva valore, e la creatività e l'innovazione erano ridotte a zero.

In questo mondo sordi agli altri, c'era una piccola comunità di persone che non si erano arresi all'incapacità di sentire gli altri. 

Questi individui avevano il coraggio di uscire dalla loro zona  e di esplorare nuovi luoghi, alla ricerca di nuove esperienze e di nuove verità. 

Ma soprattutto cercavano la possibilità di sentire cosa potevano dire le altre persone.

Armati di coraggio e determinazione, questi ribelli si incamminavano a piedi verso luoghi sconosciuti, dove potevano provare a sentire meglio, e mettere così in dubbio la verità che avevano.

Un ultima lo viaggio li portò in un luogo inesplorato, una terra sconosciuta, lontana dal loro paese fatto di opinioni comuni e assolute. 

Qui, incontrarono persone che, diversamente da quelli del loro paese, riuscivano a sentire gli altri ed in questo modo erano aperte alle differenze di opinione e alle nuove idee. 

In questo nuovo luogo, tutto sembrava diverso e vivo: i colori erano più brillanti, le voci erano più nitide e gli odori erano più intensi. 

La bellezza di questo luogo era disarmante e i ribelli si sentivano liberi come mai prima d'ora.

Fu qui che gli insorti scoprirono che il mondo era più grande e complesso di quanto si aspettassero, e che c'era sempre una nuova verità da scoprire e da imparare da chi aveva una prospettiva diversa. 

Scoprirono che l'apertura mentale e la capacità di ascoltare gli altri poteva portare dei profondi benefici.

Questa possibilità permise loro di comprendere meglio le diverse prospettive e mentalità. Questa comprensione aumentò la loro empatia, rendendoli più aperti mentalmente. 

Impossibilitati in precedenza ad ascoltare le idee degli altri, questi abitanti cominciarono ad apprezzare il punto di vista differente, il quale consentì loro di arrivare ad una visione diversa delle cose che li aiutò ad ampliare i loro orizzonti. 

I loro pensieri si arricchirono ulteriormente, e cominciarono a sviluppare una maggiore curiosità nei confronti delle nuove opinioni.

Il ritorno alla propria casa non fu facile. 

Gli altri abitanti non credevano a quanto raccontavano e non erano disposti ad aprirsi a nuove prospettive.

La barriera invisibile che impediva di sentire, infatti, aveva causato una diffidenza profonda tra gli abitanti, che avevano perso la capacità di creare relazioni basate sulla fiducia e sulla comprensione reciproca. 

I tenaci avventurieri cercarono di comunicare le nuove idee e le esperienze che avevano fatto per iscritto, ma gli altri non ci credevano. 

La scrittura per gli abitanti rimasti, risultava come un qualcosa di estremamente strano, in quanto non abituati a comunicare nemmeno in questo modo.

Gli abitanti erano talmente diffidenti, che non riuscivano a comprendere l'esperienza che i dissidenti avevano fatto, e davanti alla tradizionale impossibilità di comunicare verbalmente, rimanevano ancor più sospettosi. 

Questo rallentò di molto il processo di diffusione delle nuove idee e delle nuove prospettive che i dissidenti avevano scoperto e portato con se.

Un giorno, un giovane ribelle di nome Jonas decise di fare un esperimento per dimostrare che l’aderenza ad un unico pensiero condiviso non era l'unica strada possibile. 

Jonas convocò quattro dei suoi amici ribelli e li portò in un luogo segreto dove avrebbe condotto il suo esperimento.

Lo scopo dichiarato dell'esperimento era quello di dimostrare quanto il solo fatto di essere membro di un gruppo che è impossibilitato a sentire, possa portare un soggetto a modificare delle percezioni oggettive solo per uniformarsi all'opinione comune. 

Nel luogo da dove provenivano, la barriera invisibile che isolava gli abitanti aveva generato una profonda diffidenza tra le persone, che aveva portato alla formazione di dinamiche di gruppo rigide e autoreferenziali. 

Gli abitanti tendevano a farsi guidare dalle azioni degli altri soggetti, piuttosto che dalla propria opinione.

Com’era possibile?

Nonostante la barriera invisibile gli isolasse e li portasse a non sentire l'altro, in realtà li spingeva a temere di avere solo la propria opinione come guida nella vita di tutti i giorni. 

Questo timore li conduceva a seguire in modo acritico ciò che facevano gli altri, senza porsi domande o mettere in discussione le scelte che facevano.

La barriera invisibile, infatti, aveva eroso la loro capacità di pensare in modo critico e di formulare un'opinione personale. 

La diffidenza tra pari  e la paura di essere isolati dal proprio gruppo dominante avevano portato ogni abitante a conformarsi alle scelte degli altri, senza cercare di capirne le ragioni o di metterle in discussione. 

In questo modo, gli abitanti erano diventati delle pedine nella mano degli altri, incapaci di agire in modo autonomo e di prendere decisioni in base alle proprie convinzioni.

Questo era l’andamento:

innanzitutto, ogni abitante era costretto a conformarsi all'opinione dominante del proprio gruppo, per evitare di essere escluso. 

Questa paura aveva portato alla perdita della capacità di formulare un'opinione personale, che veniva messa da parte per seguire il consenso generale del proprio gruppo.

Inoltre, la barriera aveva reso difficile la comprensione delle opinioni degli altri, impedendo agli abitanti di esprimere la propria individualità e di sviluppare la propria creatività.

Questo aveva generato una sorta di conformismo generale, che si traduceva in azioni che venivano adottate solo perché seguivano l'opinione del gruppo.

Ma torniamo all’idea di Jonas.

Nella prima parte dell'esperimento, Jonas chiese ad ognuno dei partecipanti di scegliere quale fra tre carte colorate fosse quella più simile al colore della sua maglia. 

L'obiettivo di Jonas era quello di verificare se gli abitanti fossero in grado di formulare una risposta indipendente, indipendentemente dalle risposte degli altri.

Nella seconda parte dell'esperimento, invitò i suoi amici a partecipare all'esperimento insieme ai dieci partecipanti originali. 

Gli amici erano stati precedentemente istruiti per rispondere alle domande di Jonas in modo errato, per verificare se gli abitanti avrebbero seguito ciecamente le loro risposte.

Il risultato dell'esperimento fu sorprendente: molti dei partecipanti del villaggio seguirono le risposte degli amici di Jonas, nonostante fossero chiaramente errate. 

Questo dimostrò come la barriera invisibile avesse eroso la capacità degli abitanti di elaborare informazioni in modo indipendente e di prendere decisioni autonome.

L'esperienza di Jonas dimostrò come la barriera invisibile avesse eroso la capacità degli abitanti di elaborare informazioni in modo indipendente e di prendere decisioni autonome. 

L'effetto della pressione del gruppo era talmente forte che gli abitanti tendevano a seguire le risposte degli altri, anche se sapevano che queste erano sbagliate.

L’importanza del pensiero critico e dell'indipendenza di giudizio nella vita quotidiana ancora una volta era stata vendicata. 

La capacità di confrontarsi con prospettive diverse e di prendere decisioni indipendenti è fondamentale per il benessere individuale e per la crescita della società.

L'esperimento di Jonas rappresenta quindi un monito contro l'effetto deleterio della barriera invisibile e un invito a sviluppare un pensiero autonomo, magari non perfetto ma  consapevole ed indipendente.

Teresa

L’ansia spesso ci appare come un ostacolo insormontabile, un segnale che qualcosa di terribile sta per accadere.  Ci immobilizza, ci fa per...