Il mare di Bergeggi sembrava respirare, ritirandosi e avanzando come un cuore che batteva in sintonia con il vento.
Le onde, specchi mobili del cielo, riflettevano mille sfumature di blu, ma nessuno degli abitanti del paese le vedeva allo stesso modo.
Marco, il pescatore più anziano del borgo, fissava l’orizzonte con occhi pesanti di pensieri.
«Le reti torneranno vuote,» borbottava tra sé. «È sempre così quando il vento soffia da terra.»
La sua mente era una lente distorta che ingigantiva ogni fallimento e cancellava ogni successo. Non importava che solo la settimana prima avesse tirato su una delle migliori pescate dell’anno. Per lui, la sorte era segnata: tutto si sarebbe sgretolato, un passo alla volta, e lui avrebbe finito male la settimana di lavoro.
Dall’altra parte del porto, Sara camminava a passo svelto lungo la banchina, lo sguardo fisso sui ciottoli. Ogni volta che incontrava qualcuno, abbassava gli occhi, certa che dietro ogni sguardo si celasse una critica.
«Pensano che sia ridicola,» pensava, mentre evitava il saluto di un’amica d’infanzia. «Sanno che non sono all’altezza.» La sua mente filtrava ogni esperienza attraverso il prisma della disapprovazione, e anche il più lieve sorriso sembrava una smorfia di scherno.
Poco distante, Luca si godeva l’aria salmastra con le braccia aperte, il vento che gli spettinava i capelli. «Nulla può fermarmi,» pensava, con un entusiasmo febbrile che gli bruciava nelle vene. L’invito alla festa in barca per lui non era solo una serata con amici, ma la conferma che Erica lo avesse invitato perché le piaceva. Il mare, agitato e imprevedibile, non gli incuteva alcun timore. Salì sulla barca con passo sicuro, ignorando le previsioni che annunciavano un temporale imminente.
E poi c’era il dottor Ferri, il bibliotecario del paese, che osservava tutto questo con la pazienza di chi conosce le trame della mente umana.
Vedeva Marco affondare nel pessimismo, Sara imprigionata nella sua insicurezza e Luca lanciarsi inconsapevolmente verso una delusione.
Sapeva che ciascuno di loro non stava realmente guardando il mondo, ma un riflesso alterato, uno specchio che deformava la realtà.
La sera arrivò con il fragore del temporale.
La barca di Luca fu sorpresa dalle onde alte, e solo il pronto intervento della guardia costiera evitò il peggio.
Sara, nel frattempo, aveva evitato un incontro con un vecchio amico perché convinta che l’avrebbe trovata goffa, perdendo l’occasione di una serata piacevole.
Marco, senza nemmeno controllare le reti che lascio a Eric il socio, tornò a casa rassegnato, senza sapere che quella notte il mare gli aveva portato un’abbondanza che non si aspettava.
Il dottor Ferri si sedette sul muretto del porto, ascoltando il respiro del mare.
Pensò a come la mente ogni tanto ci inganni, come le distorsioni costruiscano gabbie invisibili.
Marco aveva ceduto al catastrofismo, Sara era prigioniera della lettura del pensiero, e Luca vittima di una minimizzazione del rischio.
Eppure, il mare era sempre stato lo stesso.
Forse, rifletté, il primo passo per essere liberi è riconoscere che ciò che vediamo non è la realtà, ma la nostra interpretazione di essa.
Come il mare, la vita cambia di continuo, e la nostra capacità di navigarla dipende da quanto siamo disposti a vedere con occhi nuovi.
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