venerdì 2 maggio 2025

L’esperienza interna




Mi capita spesso, durante le sedute di ipnosi clinica, di trovarmi davanti a pazienti che dicono con grande onestà: “Io non riesco a lasciarmi andare.” Oppure: “Non credo che l’ipnosi possa funzionare con me.” C’è chi si sente troppo controllante, chi ha paura di perdere il controllo, chi ha già provato a rilassarsi invano.


Una volta, ricordo, incontrai una donna che chiamerò Anna. Era arrivata con curiosità, ma anche con molta diffidenza. “Lo dico subito, eh: io non mi rilasso mai. Non riesco neanche a dormire la notte.”


In quel momento non ho pensato a come aggirare quella resistenza, ma a come accoglierla. Perché in ipnosi clinica, uno dei passaggi più importanti non è forzare un cambiamento, ma utilizzare proprio ciò che il paziente porta. E questa fase ha un nome preciso: si chiama utilizzazione dell’esperienza interna del paziente.


Che cosa significa, in pratica? Significa che non lavoriamo contro l’esperienza del paziente, ma con essa. Anche l’insonnia, anche il bisogno di controllare, anche la difficoltà a lasciarsi andare, diventano risorse, chiavi d’accesso, punti di partenza.


Così con Anna non abbiamo cercato di forzarla a “rilassarsi”. Le ho detto qualcosa di simile a: “Va benissimo. Possiamo partire da qui. Possiamo semplicemente osservare cosa succede quando non ti rilassi. Che forma ha quella tensione? Dove la senti nel corpo? Se quella tensione potesse parlare, cosa direbbe?”


E qualcosa è cambiato. Perché in quel momento Anna si è sentita compresa, non giudicata. La sua difficoltà non era più un ostacolo, ma un ponte. E da lì, passo dopo passo, abbiamo potuto iniziare un viaggio ipnotico profondo, modellato su di lei, non su una tecnica rigida.


Utilizzare l’esperienza interna del paziente significa questo: non chiedergli di essere diverso da ciò che è, ma accompagnarlo a partire proprio da lì. È un approccio rispettoso, creativo, umano. Ed è uno dei motivi per cui amo profondamente l’ipnosi clinica: perché è un linguaggio che si adatta alla persona, ai suoi tempi, alle sue difese, e le trasforma in risorse.


Quando si lavora così, ogni paziente porta già con sé le chiavi del proprio cambiamento. Il nostro compito, come terapeuti, è riconoscerle e usarle insieme a lui. Anche (e soprattutto) quando non sembrano chiavi, ma porte chiuse.


ABC

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