mercoledì 10 marzo 2021

Un nuovo studio


È possibile trasformare un semplice appartamento, un locale anonimo, in un esempio di setting terapeutico all'avanguardia?

Immagino sia questa la domanda che si è posto il fotografo newyorkese Sebastian Zimmermann, quando ha deciso di fotografare nei loro luoghi di lavoro diversi psicoanalisti di Manhattan.

E a giudicare dal risultato ottenuto direi che può dirsi certamente sulla strada giusta.

In che cosa consiste il suo lavoro Fifty Shrinks (in italiano Cinquanta Strizzacervelli?) 

È un volume di 120 pagine che contiene una serie di fotografie scattate a decine di psicoanalisti dell'Upper West Side nelle loro stanze di lavoro, quelle in cui ospitano i loro pazienti. 

Il libro, che contiene anche alcune brevi considerazioni di ciascun specialista fotografato – è stato decisamente apprezzato da molti, addetti ai lavori e semplici appassionati, sia per la bellezza estetica delle foto che per l’originalità dell’iniziativa.

“Ho pensato a questo libro come ad un omaggio per il lavoro di questi terapeuti, che si confrontano costantemente con l’intero spettro dei comportamenti umani”, pare aver dichiarato Zimmermann. 

“Ogni terapista che ho incontrato mi ha impressionato per la sua dedizione nel cercare di alleviare i sintomi e migliorare la vita dei suoi pazienti. Questo libro è il mio tributo al loro lavoro”. (ilPost op.cit.)

Mettendo però un attimo da parte l’aspetto “artistico” di questo importante lavoro, il contributo essenziale di "Cinquanta Strizzacervelli" sta nella sua immediata capacità di trasmettere al lettore l'importanza del luogo in cui avvengono le sedute. 

Tutto questo permettendo al lettore di entrare fra le mura, quasi fantastiche degli studi professionali. 

Ed è proprio in questa intersezione fra immagini che, a mio avviso, risiede la vera intuizione del fotografo newyorchese.

Ossia sfruttare la necessità, da una parte, delle persone di vedere e guardare attentamente com'è uno studio professionale, dall’altra parte, quella dei professionisti di mostrare uno dei loro strumenti d'intervento.

In fin dei conti è proprio questa la via per costruire basi solide su cui poggerà l'alleanza terapeutica: semplicemente mostrare il luogo dove avverranno le sedute. 

Nel caso degli analisti della Grande Mela, se non ci fosse stato il magistrale lavoro di Zimmermanne, quei suggestivi studi sarebbero rimasti visibili esclusivamente ai concreti fruitori.

Perché un’innovazione o la cura minimale di un particolare, per quanto possa essere affascinante, presa da sola non garantisce alcun successo terapeutico.

Tant’è che i manuali sono colmi di aneddoti su studi professionali e setting  che non hanno avuto ampia diffusione, fino a quando non hanno trovato applicazione con l'integrazione di una solida tecnica di intervento. 

Nel mio caso, come professionista, quest’ultimo aspetto è un rischio che non voglio e non posso assolutamente permettermi di correre.

Chiudersi in uno studio asettico e impersonale, può farti correre il rischio di avere come unico risultato quello di non avere la giusta efficacia nell'intervento.

Per questo motivo da questo mese oltre che su Torino e Ivrea, ho messo a disposizione delle persone che si rivolgono a me, il mio nuovo studio di Leinì. 

Un ambiente completamente studiato per mettere a proprio agio la persona, creando uno spazio che caratterizza e soprattutto favorisce la relazione terapeutica.

Lo studio si trova a:

=====> Leinì in via Giotto 44


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