Marco è un bambino di 12 anni.
Frequenta la seconda media.
Non ama particolarmente la scuola, tuttavia se la cava bene. Un giorno l'insegnante di matematica decide di fare un compito in classe a sorpresa.
Marco, non avendo potuto studiare, rischia di prendere un brutto voto. Decide di provare a copiare dalla compagna di banco preparata.
La professoressa lo scopre. Prende il suo foglio e lo strappa. Non solo, lo riprende piuttosto duramente davanti alla classe.
Marco trova questa situazione insopportabile. Non riesce a guardare gli occhi dei compagni di classe.
Questo evento è per lui talmente significativo che ne porterà i segni fino all'età adulta.
Cosa è successo nella mente di Marco?
L'emozione da cui è stato travolto quel giorno in aula è vergogna.
Ora viene il punto importante e fondamentale.
Cosa ha permesso a quell'emozione di continuare ad essere presente nella vita di Marco condizionandolo in età adulta?
Ecco:
che cosa ha detto Marco a se stesso in quel momento strutturandolo come pensiero definitivo e rigido.
E' molto probabile che Marco abbia detto questo a se stesso "tutti mi stanno guardando, ridono di me, è insopportabile. Non voglio provarla mai più".
Questo evento, per quanto spiacevole, Marco lo ha registrato in modo irrazionale.
Oggi, a distanza di tempo, ogni volta che vive una situazione simile, la interpreta come insopportabile.
Come interrompere questo schema rigido ripetitivo?
Attraverso la messa in discussione di questo pensiero automatico e controproducente.
Vuoi saperne di più?
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