Juliette e Sophie erano sedute nella lounge first Class Fly Emirates dell'aeroporto di Milano, in attesa del loro volo per New York.
Nonostante fossero entrambe elettrizzate per le tre settimane di vacanza a New York che le aspettavano, erano totalmente immerse nelle loro rispettive attività.
Una era sprofondata sulla poltrona, con un libro aperto sulle ginocchia. Ogni tanto si alzava lo sguardo dalle pagine e osservava con curiosità le persone che attraversavano il salone.
L'altra, invece, con un paio di cuffie e computer portatile sembrava completamente rapita dalla visione di un film.
Le due ragazze erano sedute in un angolo della sala.
"Ehi, Sophie, togli le cuffie." disse Juliette, mentre mimava il gesto che avrebbe dovuto fare la sorella.
"Che ne dici di bere qualcosa?"
Sophie girò la testa verso di lei, sorridendo e seguì le sue indicazioni. Si tolse le cuffie e si alzò dalla poltrona, stirandosi.
"Sì, certo!" rispose lei.
“È proprio quello che ci vuole”
Insieme si diressero lentamente attraverso il salone, verso il bar, lasciandosi alle spalle l'angolo dove si erano sedute in precedenza.
L'ambiente era lussuoso e moderno, con interni ben curati e un'illuminazione soffusa, che creava un'atmosfera elegante ma al contempo rilassante.
Il delicato profumo di un bouquet di fiori freschi colpì le ragazze mentre passavano, creando un'atmosfera piacevole e rilassante.
I colori tenui e la varietà delle specie presenti nei vari vasi erano sorprendenti.
Juliette riconobbe subito alcune delle sue specie preferite, come le rose blu e le peonie rosa, mentre Sophie rimase incantata dal giallo intenso dei tulipani e dalla bellezza delle orchidee azzurre.
Il bouquet emanava una sensazione di piacevolezza e freschezza, che permeava l'atmosfera circostante.
Queste piacevoli vibrazioni si riflettevano sull'umore delle ragazze, le quali si sentivano in sintonia con l'ambiente circostante.
La luce tenue della sala era il perfetto contrasto con la luce esterna accecante, offrendo un'esperienza piacevolmente diversa rispetto alla frenesia dell'aeroporto circostante.
Alla fine, arrivarono al bar, dove Juliette esaminò la lista delle bevande offerte dal barman.
"Potremmo prendere un daiquiri alla fragola o un old fashioned. Cosa ne dici?" suggerì Juliette, guardando attentamente il menù dei cocktail.
Sophie alzò le sopracciglia, interessata all'idea.
"Sì, suona bene! Non ho mai provato l'old fashioned, ne hai mai sentito parlare?" chiese con curiosità.
"È un classico! Molto simile al Manhattan, ma con il bourbon e il bitter. Ti piacerà, fidati!" rispose Juliette, esortando la sorella a provare il cocktail.
Sophie annuì, entusiasta all'idea di provare qualcosa di nuovo. "Perfetto, prendiamo un old fashioned e un daiquiri alla fragola allora!" disse con un sorriso.
Juliette sorrise soddisfatta della scelta e si rivolse al barman per ordinare i cocktail.
Le due ragazze sorseggiarono i loro drink gustando l'esplosione di sapori e profumi, discutendo animatamente del film che Sophie aveva appena visto.
La sala, sebbene non fosse affollata, ospitava diverse persone.
Sul lato opposto della stanza sedeva un uomo d'affari dall'aspetto impeccabile, presumibilmente impegnato in importanti negoziati bancari.
Era seduto al tavolo di fronte a loro, completamente assorto nella lettura dei documenti e nella risposta alle mail sul suo computer portatile. Indossava un abito grigio scuro su una camicia bianca e una cravatta di seta grigia. I suoi occhi neri brillavano quando alzava lo sguardo dallo schermo, ma subito tornava a concentrarsi sul lavoro.
In un angolo della stanza c'era una giovane famiglia allegra e chiassosa composta da padre, madre e due bimbi piccoli.
I bambini erano intenti a giocare con i loro giocattoli, cantando e ridendo ad alta voce, creando un po' di confusione e allegria. La madre, una donna alta dai capelli biondi raccolti in una coda di cavallo, sorrideva con affetto ai suoi figli, mentre il padre, dall'aspetto allegro e rilassato, si godeva la lettura di un quotidiano sportivo.
In un'altra zona della sala c'era un ragazzo dall'aspetto sportivo seduto da solo al bancone.
Indossava una giacca Nike nera su una maglietta bianca, con i capelli rasati a zero sui lati e lunghi sopra.
Era concentrato sul suo telefono, scattando foto e scrivendo messaggi, apparentemente ignaro dell'ambiente circostante.
C'erano anche due signore anziane sedute al tavolo accanto a quello delle ragazze, probabilmente amiche, si scambiavano parole a bassa voce. Nonostante l’età avevano ancora un'aria elegante e raffinata.
Juliette e Sophie erano due gemelle identiche, uguali non solo fisicamente, ma anche nella loro passione per gli sport e la cultura.
Anche la loro stessa madre, giudice di professione, aveva spesso difficoltà a distinguerle, ma nonostante questo non c’era mai stata alcuna rivalità tra le due.
Il padre è noto chirurgo di Torino e le due ragazze erano italiane di origini francesi.
La nonna e il nonno materno infatti erano nati a Parigi e solo successivamente avevano deciso di trasferirsi in Italia dove avevano conosciuto è sposato la cultura italiana.
Sophie studiava medicina all'università di Torino, mentre Juliette architettura.
Juliette, oltre ad essere una nuotatrice molto brava, era una grande tifosa della Juventus, mentre Sophie amava il ciclismo e il tennis, sport che praticava sin da bambina.
Entrambe avevano anche una grande passione per la lettura e per l’arte contemporanea.
Juliette e Sophie continuarono a sorseggiare i loro cocktail, immerse in una discussione animata sulla possibilità di usare l'ipnosi clinica nello sport.
"Penso che l'ipnosi possa essere un'ottima soluzione per migliorare le performance atletiche", disse Juliette.
“Può aiutare a visualizzare gli obiettivi con maggiore chiarezza, ridurre l'ansia e migliorare la concentrazione".
Sophie, non del tutto convinta, chiese: "Ma l'ipnosi non è un po' come manipolare la mente? Non è rischioso?"
Juliette scosse la testa. "No, non ha nulla che vedere con la manipolazione. L'ipnosi clinica è una pratica medica sicura e utilizzata ampiamente negli sport professionistici. Inoltre, aiuta gli atleti a sfruttare al meglio il loro potenziale, spingendoli a superare, nel caso, i propri limiti".
Sophie sembrava ancora incerta. "Ma come funziona l'ipnosi esattamente? E una persona come può sapere se è sicura?"
Juliette rispose: "L'ipnosi clinica funziona inducendo uno stato di trance, in cui la persona è molto rilassata e aperta alle suggestioni. L'esperienza è diversa e soggettiva, ma molte persone la descrivono come una sensazione di calma e benessere. Inoltre, prima di sottoporsi all'ipnosi, é sempre meglio parlare con un professionista qualificato ed esperto".
Sophie sembrava ancora un po' titubante. "Mi sembra troppo invasivo. Preferisco fare affidamento solo sulla mia forza di volontà".
Juliette la guardò risoluta "Ma la forza di volontà da sola non sempre basta. L'ipnosi può aiutarti a migliorare la tua sicurezza e la tua fiducia, ed eliminare eventuali blocchi mentali che ti impediscono di raggiungere gli obiettivi".
Sophie rifletté su queste parole, "Forse hai ragione. Proverò a informarmi meglio sull'argomento".
Juliette sorrise. "Fallo. Non te ne pentirai. L'ipnosi clinica può essere un grande strumento per il successo nello sport e nella vita".
La loro attenzione, ad un certo punto, fu catturata dalle immagini che passavano sullo schermo led vicino al tavolo, dove apparve la pubblicità del prossimo Tour de France.
Le immagini dei corridori che affrontavano le salite e le discese delle montagne, sfrecciando a velocità vertiginose, erano accompagnate da una musica epica che faceva risuonare nell'aria un senso di sfida.
"Sarebbe fantastico andarlo a vedere", disse Sophie, ammirata dalle gesta degli atleti, alcuni dei quali, da lei ben conosciuti.
Juliette annuì, condividendo l’idea della sorella
"Sì, sarebbe incredibile vedere dal vivo gli atleti in azione”.
Juliette, con la mente già proiettata all'idea di assistere al Tour de France dal vivo, pensò alla casa di campagna dei nonni in Provenza e si rivolse a Sophie con un sorriso.
"La casa dei nonni nonni dista pochi chilometri da dove passa la corsa quest’anno. Potremmo sfruttarla. Che ne dici?"
"Aspetta un attimo... A luglio ho gli esami all'università".
"Sì, hai ragione. Peccato sarà per un’altra volta”
Sophie riprese l’argomento di prima.
"Tornando all'ipnosi clinica nello sport, come potrebbe essere utile nel ciclismo?" domando forse più a se stessa.
Juliette dopo un sorso al suo cocktail, disse "Beh, può essere utile in molti modi. Ad esempio, può aiutare a ridurre lo stress e l'ansia che inevitabilmente si provano durante le gare. Inoltre, può stimolare la motivazione e la concentrazione degli atleti, aiutandoli a superare i momenti difficili, pensa alle salite con Izoard o Alpe D’Huez”
Sophie annuì, iniziando ad essere un poco piu convinta dalle potenzialità di questo strumento.
"Sì, sembra davvero interessante. E poi il ciclismo è uno sport particolarmente faticoso, quindi un supporto mentale può fare la differenza".
Juliette annuì, soddisfatta.
"Esattamente. L'ipnosi clinica è una pratica medica sicura ed efficace, e sempre più atleti professionisti la utilizzano per migliorare le proprie performance. Non è solo una questione di muscoli, ma anche di mente".
Juliette annuì, confermando le parole dell'amica: "Esattamente. L'ipnosi clinica è una pratica medica sicura ed efficace, e sempre più atleti professionisti la utilizzano per migliorare le proprie performance. Non è solo una questione di muscoli, ma anche di mente".
Juliette si ricordò di qualcosa che aveva letto su una rivista e decise di condividerlo.
"Sai, qualche settimana fa ero dal dentista e ho trovato una rivista specializzata sul ciclismo. Che fortuna eh! C'era un articolo interessante sull'uso dell'ipnosi clinica nel ciclismo professionistico, e c'era anche una menzione del team Bahrain Victorious e di come la utilizzano con i loro atleti".
"Davvero? Interessante davvero”
Juliette annuì. "Sì, sembra che l'ipnosi sia diventata una pratica sempre più comune tra gli atleti professionisti. Penso che sia un modo interessante per migliorare le prestazioni, non solo nel ciclismo ma in generale nello sport".
Intanto la famiglia sembrava godersi il ritmo lento dell'aeroporto, papà e mamma si scambiavano sorrisi compiaciuti ad ogni gesto dei loro bambini.
Juliette e Sophie si guardarono sorridendo, notando il bellissimo rapporto che la famiglia aveva tra di loro. Sembravano così uniti e felici, come se niente al mondo potesse distoglierli dal godersi quei momenti.
"Oh, guarda quanto sono belli quei due bambini", disse Juliette
Sophie sorrise. "Sì, lo sono. E sembrano anche molto simpatici, guardali come si divertono a giocare insieme!"
"È bello vedere come due bambini possano divertirsi tanto anche giocando con cose semplici come quelle macchinine di legno".
“Hai ragione. E' bello vedere come, in un mondo pieno di tecnologia e distrazioni di vario genere, i bambini possano ancora trovare il modo di divertirsi con semplicità".
"Hai mai sentito parlare dei giochi simbolici, Juliette?"
Juliette scosse la testa, incuriosita. "No, non credo. Di che si tratta?"
Sophie prese fiato, pronta a spiegare.
"I giochi simbolici sono giochi che i bambini usano per esprimere i propri sentimenti e le proprie idee. Sono spesso giochi semplici, come ad esempio quelli con le bambole o con le macchinine, ma possono diventare molto complessi se visti in base a ciò che rappresentano. In sostanza, il bambino usa questi giochi come un modo per 'fare' ciò che sente il bisogno di esprimere in quel momento".
Juliette sembrò interessata dall'argomento.
“Interessante. Quindi, questi giochi sono come uno specchio dei sentimenti del bambino?"
Sophie annuì, felice di aver reso l’idea
"Esattamente. I bambini possono usare questi giochi per esplorare e elaborare le proprie emozioni, e questo può aiutarli a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e del proprio ambiente".
"Sì, hai ragione. Mi piace pensare che i genitori possono aiutare i bambini a crescere e sviluppare la loro creatività e la loro empatia attraverso il gioco”.
Una voce squillò dagli altoparlanti annunciando l'imminente imbarco del loro volo.
"È ora di andare”, disse Juliette con un sorriso affrettandosi ad alzarsi.
Sophie si alzò, buttando dentro il portatile nella sua sacca.
"Sì, sembra proprio di sì”
E si avviarono al gate.
Prima di mettere piede sul Boeing 777 che le avrebbe portate nella “Grande Mela” le gemelle si guardarono negli occhi, sorridendo con complicità. Poi si abbracciarono, esprimendo tutto l'amore e la connessione che condividevano come sorelle gemelle.
"Mai smetteremo di esplorare e scoprire nuovi argomenti insieme, siamo fatte così”.
Juliette e Sophie entrarono dentro l’aereo, pronte alla nuova avventura.
Mentre salivano sull'aereo, il loro legame si rinforzò ancora di più, sapendo che non importava quale direzione prendessero, perché avrebbero sempre avuto l'affetto e il sostegno l'una dell'altra.
E così, il racconto di Juliette e Sophie si conclude, lasciando spazio a nuovi capitoli.