giovedì 2 gennaio 2020

Bisogna stendersi sul lettino?

Che cosa può fare lo psicologo per i miei problemi?
Il  mio problema è di natura fisica o si riduce tutto al pensiero?
E' tutto nella mia mente? Nella mia testa?
Per quale motivo non sono in grado di fare una cosa?
Ho paura di... mi puoi aiutare? Mi può aiutare?
Con solo le parole si possono risolvere dei problemi?
Non mi piacciono i  medici, so che voi siete diversi. E' vero?
Non è che riempite la testa di balle, di frottole, di parole campate in aria?
Leggete nella mente?
Tu che hai studiato (se c'è confidenza) lei che ha studiato (se la confidenza è ancora da venire) avete già capito tutto di me?
Cosa vuol dire..
Non lo so proviamo?
Quanto dura la cura?
Bisogna stendersi su un lettino?
Su un letto?
Lei è dietro, tu sei dietro? (vedi sopra riguardo il grado di confidenza)

Bene. Queste sono solo alcune delle molte domande che ci troviamo ad affrontare solo prima di intraprendere un percorso di sostegno o di cura. Ci si confronta con la diffidenza, comprensibile delle persone, della gente che soffre è ha bisogno di aiuto. Il dolore e lo sconforto, prima di arrivare nello studio, arriva qui, nel primo contatto. Non importa il mezzo di espressione, sia esso una telefonata, un messaggio, una mail, nell'era della tecnica, il mezzo viene meno, rimane il contenuto, il significante. Cogliere questa dimensione, senza pregiudizi è importante per dare la giusta collocazione alla richiesta d'aiuto: che cosa ci sta dicendo la persona con "lei è dietro"?
Con "leggete nella mente?" Indipendentemente dalla nostra risposta, che se non è banale ovvero sminuente, è sempre valida e autentica, la domanda apre la porta dello studio. Da inizio alla conoscenza reciproca, alla possibilità di aiuto. 
Proviamo, noi specialisti, a prestare maggiore attenzione alle domande che possono risuonare scontate o, perchè no, bislacche, perchè ci dicono già qualcosa di chi abbiamo di fronte. Se poi il rapporto si tradurrà in operatività concretizzandosi in un percorso, allora si proseguirà insieme, altrimenti resterà comunque uno scambio che ci porteremo dietro per noi. Del resto se una persona ci chiede una cosa, l'ha sentita e l'ha fatta sua, ed ora la ripropone a noi. 
Padroneggiare uno scambio con chi cerca aiuto, forse ancora in modo inconsapevole, ancora prima di varcare le soglie dello studio è indispensabile per strutturare in seguito il cammino.

Concludo con questa citazione di Luciano De Crescenzo:

"il Punto Interrogativo è il simbolo del Bene, così come quello Esclamativo è il simbolo del Male. Quando sulla strada vi imbattete nei Punti Interrogativi, nei sacerdoti del Dubbio positivo, allora andate sicuro che sono tutte brave persone, quasi sempre tolleranti, disponibili e democratiche. Quando invece incontrate i Punti Esclamativi, i paladini delle Grandi Certezze, i puri dalla Fede incrollabile, allora mettevi paura perché la Fede molto spesso si trasforma in violenza".

Del resto è affascinante lasciare il campo aperto, avere ancora dubbi, perchè avere troppe certezze nel nostro lavoro può essere, se non pericoloso, sicuramente demotivante.


Nessun commento:

Posta un commento

Teresa

L’ansia spesso ci appare come un ostacolo insormontabile, un segnale che qualcosa di terribile sta per accadere.  Ci immobilizza, ci fa per...