sabato 30 dicembre 2023

I Goonies





Storia avvincente. Personaggi indimenticabili. Significato intrinseco. Opera senza tempo.


Ancora oggi è in grado di ispirare e motivare.

La trama ruota attorno a un gruppo di ragazzi, "i Goonies", che si ritrovano coinvolti in una caccia al tesoro mozzafiato. 

Nel tentativo di salvare le loro case dalla demolizione, i Goonies si imbarcano in un'epica avventura sotterranea alla ricerca dell'antico tesoro del pirata Willy l’orbo. 

Ciò che rende questa storia così speciale è il fatto che i ragazzi non sono dei supereroi.

Non sono i più fighi della scuola. 

Non sono influencer. (Oggi diremo)

Sono semplicemente (aggettivo oggi poco usato) dei ragazzini con grandi sogni e una motivazione straordinaria.

La motivazione è un tema centrale per i Goonies. 

Ogni personaggio, pur avendo le proprie paure e i propri problemi, trova la forza di superarli per perseguire un obiettivo comune. 

È proprio grazie a questa motivazione che la banda di amici riesce a superare ostacoli insormontabili trovando la determinazione per andare avanti anche quando tutto sembra perduto.

Una delle sequenze memorabili del film,  che ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema è quella in cui, in fondo ad un pozzo, inseguiti da una banda di malviventi, dovevano scegliere se salvarsi o proseguire. 

In questa scena, il coraggio e l'intelligenza dei ragazzi emergono in tutta la loro genuinita, mostrando come la determinazione possa superare qualsiasi ostacolo.

Un altro momento iconico del film è l'incontro con il personaggio di Sloth, un uomo con evide deformità fisiche tenuto prigioniero dalla sua famiglia, in un sotterraneo. 

Nonostante le differenze, Sloth diventa un alleato prezioso per i Goonies. 

Questo ci insegna che la diversità non deve essere motivo di divisione, ma può essere una forza che ci unisce e ci rende più forti.

"I Goonies" è molto più di un semplice film d'avventura. 

È un'opera che celebra l'amicizia, la fiducia reciproca e la forza interiore che possiamo trovare quando siamo motivati a raggiungere un obiettivo comune. 

È un richiamo a credere in noi stessi e ad affrontare con coraggio le sfide che la vita ci presenta.

Il film rimane un capolavoro cinematografico senza tempo. 

I personaggi indimenticabili e il suo significato intrinseco lo rendono un film che merita di essere visto e rivalutato ancora oggi. 

Ci insegna l'importanza della motivazione e la capacità di superare qualsiasi ostacolo per raggiungere i nostri obiettivi. 

È un tributo alla forza dell'amicizia e alla bellezza delle avventure che possono trasformarci per sempre.

domenica 3 dicembre 2023

Freud







Tra i grandi studiosi della storia, Sigmund Freud si distingue per la sua straordinaria influenza nel campo della psicologia. 


Nato nel 1856 a Freiberg, in Moravia (attuale Repubblica Ceca), ha sviluppato una serie di teorie innovative che hanno aperto nuove vie di comprensione della mente umana e del suo funzionamento.

La sua principale scoperta e contributo alla psicologia è senza dubbio il concetto di inconscio. 

"L'inconscio è come un oceano imprevedibile, che influenza i nostri pensieri e azioni senza che ne siamo consapevoli. Esplorare le profondità di questo mare interiore significa sondare le meraviglie e i misteri della nostra stessa esistenza."

Freud ha dimostrato che gran parte delle nostre esperienze, emozioni e desideri sono spesso repressi e nascosti nella parte più profonda della nostra mente. 

Queste pulsioni inconsce, secondo Freud, influenzano pesantemente il nostro comportamento e possono emergere attraverso sogni, atti mancati o disturbi psicologici.

La sua teoria dell'inconscio ha gettato le basi per l'analisi dei sogni, uno strumento prezioso per comprendere il significato nascosto di quei messaggi che la nostra mente ci invia durante il sonno. 

Sosteneva  che i sogni sono una forma di realizzazione dei desideri repressi, fornendo uno spaccato della parte della mente nascosta e delle sue dinamiche complesse. 

Grazie a questa teoria, siamo stati in grado di comprendere meglio alcuni importanti meccanismi della nostra mente e i motivi sottostanti a molti dei nostri comportamenti.

Un altro aspetto cruciale dell'opera Freudiana è il complesso d'Edipo. 

Egli ha osservato che, durante la fase di sviluppo psicosessuale, i bambini sviluppano una forte attrazione verso il genitore del sesso opposto e una rivalità con il genitore dello stesso sesso. 

Questo fenomeno, secondo il grande psicoanalista, gioca un ruolo fondamentale nella formazione della personalità e nel modo in cui i bambini si sviluppano affettivamente e sessualmente.

La teoria psicoanalitica ha sostenuto che l'inconscio e l'infanzia hanno un'influenza significativa nella nostra vita adulta. 

Ha introdotto il concetto di meccanismi di difesa, come la rimozione, che aiutano a gestire l'ansia e a proteggere l'integrità del nostro io. 

Ha anche identificato le fasi del suo modello di sviluppo psicosessuale, sostenendo che ogni fase ha un impatto duraturo sulla personalità e sulle dinamiche interpersonali.

Nonostante le critiche e le controversie che hanno circondato le sue teorie, nel corso degli anni, il suo lavoro ha segnato una svolta nella psicologia. 

Ha gettato le basi per molte scuole di pensiero successive, ispirando generazioni di psicologi e terapeuti a indagare sulle profondità della mente umana. 

Il suo impatto e la sua eredità sono ancora vivi oggi, poiché le sue idee continuano a influenzare la pratica clinica e la nostra visione del sé e del comportamento umano. 

Sigmund Freud rimane un titanico pioniere nel campo della psicologia, un uomo le cui scoperte hanno illuminato le complesse profondità dell'animo umano come pochi altri prima di lui.

sabato 18 novembre 2023

Evitare






Nella complessità della mente umana, le modalità con cui le persone si relazionano alle proprie esperienze influenzano profondamente il modo in cui percepiamo la realtà e ci rapportiamo agli altri. 


È mio interesse guidarti in un percorso alla scoperta di queste modalità ricorrenti, affrontando temi come l'evitamento esperienziale, le emozioni intense e le reazioni disfunzionali. 

Le modalità ricorrenti sono le tipiche strategie con cui le persone si avvicinano alle proprie esperienze quotidiane. 

Alcuni potrebbero preferire evitare attivamente situazioni che li mettono a disagio, mentre altri potrebbero affrontare le sfide con audacia. 

Ci interessano le prime, ovvero chi preferisce evitare le situazioni. 

Luca viveva in una piccola città. 

Luca era una persona molto timida e spesso si sentiva a disagio in situazioni sociali. 

Nonostante avesse molti amici, evitava spesso di partecipare a feste o eventi pubblici per paura di fare brutte figure.

Un giorno, ricevette un invito per una festa di compleanno. 

Il compleanno era di Sara.

Era molto indeciso se partecipare o meno, ma alla fine decise di evitare l'evento perché temeva di sentirsi fuori posto o di non avere nulla da dire, soprattutto alla festeggiata.

Con il passare del tempo, evitare le situazioni che gli causavano ansia e disagio non faceva altro che aumentare la sua sofferenza. 

Si sentiva sempre più solo e inadeguato, e la sua autostima ne risentiva.

La consapevolezza di queste modalità può fornire una solida base per il cambiamento personale. 

Attraverso l'auto-osservazione e l'analisi delle nostre reazioni, possiamo iniziare a identificare quelle modalità che possono ostacolare il nostro benessere.

L'evitamento esperienziale è una modalità comune in cui molte persone cercano di sfuggire a situazioni scomode o dolorose. 

Questo può manifestarsi attraverso l'evitamento delle conversazioni difficili, il non affrontare le proprie emozioni o il cercare costantemente distrazioni per evitare il confronto con i problemi. 

Sebbene l'evitamento possa portare temporaneamente un senso di sollievo, a lungo termine può avere conseguenze negative sulla nostra salute mentale. 

La consapevolezza di questa modalità ci apre alla possibilità di affrontare le sfide con coraggio, permettendo la crescita e il cambiamento personale.

Le emozioni intense sono una parte fondamentale dell'esperienza umana. 

Sperimentiamo gioia, tristezza, rabbia e molte altre emozioni che possono essere travolgenti. 

Tuttavia, le nostre reazioni alle emozioni intense possono variare notevolmente. 

Alcuni potrebbero reprimere le emozioni, cercando di ignorarle o di minimizzarle, mentre altri potrebbero lasciare che le emozioni preponderino sulla loro vita quotidiana. 

Lavorare sulle competenze emotive ci aiuta a gestire le emozioni in modo sano ed equilibrato, consentendoci di affrontare le sfide con una prospettiva più razionale.

Le reazioni disfunzionali sono risposte inadeguate a determinate situazioni che possono incrementare il nostro disagio emotivo. 

Chiara aveva una grande paura dei cani. 

Ogni volta che ne incontrava uno per strada, si bloccava completamente. 

Iniziava a tremare, il suo respiro diventava affannato e sentiva una profonda ansia che le faceva venire voglia di scappare.

Un giorno, mentre camminava nel parco, Chiara vide un cane legato a un albero. 

Era un cane di piccola taglia, tranquillo e apparentemente amichevole. 

Nonostante fosse interessata a fare amicizia con lui, la sua paura prese il sopravvento. 

Decise quindi di fare un lungo giro nel parco per evitare il cane. 

Man mano che il tempo passava, non poteva partecipare a passeggiate nel parco con gli amici se sapeva che ci sarebbero stati cani. 

La sua paura dei cani era diventata così intensa che limitava le sue esperienze di vita.

Riconoscere queste reazioni disfunzionali è fondamentale per sviluppare strategie di adattamento più sane. 

Attraverso l'applicazione di tecniche terapeutiche, è possibile affrontare le radici dei nostri modelli comportamentali disfunzionali, aprendo la strada a un cambiamento positivo.

Esplorare le nostre modalità ricorrenti di relazionarci alle esperienze è un passo significativo verso il miglioramento della nostra salute mentale e del nostro benessere generale. 

Federica si sentiva costantemente stressata e insoddisfatta della sua vita. 

Non importava quanto successo avesse nel lavoro o nelle relazioni, sentiva sempre un vuoto interiore e un senso di mancanza.

Durante una vacanza in montagna, Federica decise di fare una passeggiata lungo un sentiero poco battuto. 

Mentre camminava, si fermò a riflettere sulle sue esperienze passate e sul motivo per cui si sentiva così insoddisfatta. 

Si rese conto che spesso aveva evitato di affrontare i suoi sentimenti più profondi e di esplorare ciò che veramente desiderava nella vita. 

Aveva sempre cercato di raggiungere il successo lavorativo, ma aveva trascurato il suo benessere interiore.

Da quel momento, iniziò a tenere un diario delle sue emozioni e a cercare attivamente momenti di riflessione e connessione con se stessa.

Man mano che esplorava le sue modalità ricorrenti di relazionarsi alle esperienze, cominciò a comprendere i suoi schemi di pensiero disfunzionali che contribuivano alla sua insoddisfazione. 

Iniziò a fare scelte consapevoli per migliorare la sua salute mentale e il suo benessere generale.

Con il tempo, sviluppò una maggiore consapevolezza di sé e imparò a gestire meglio le sue emozioni. 

Riuscì a creare una vita più autentica e appagante, focalizzandosi non solo sull’ esterno, ma anche sul suo mondo interiore.

sabato 11 novembre 2023

Vieni a vedere perché






Era una fredda e nebbiosa serata d’autunno nella periferia di Milano.


Il quartiere era avvolto dall'oscurità e il silenzio regnava sovrano. 

In una stanza apparentemente abbandonata, illuminata solo da una tenue luce proveniente da una vecchia lampada a sospensione, risuonava, da una vecchia radio, un racconto. 

Il racconto parlava di pensieri, incisi come trame intricate “nella mente di chiunque ne avesse osato varcare la soglia.” 

Si poteva percepire un'aura di mistero avvolgere ogni parola pronunciata, come se il passato si stesse risvegliando dalle ombre del tempo e cercasse di farsi sentire con una forza inarrestabile. 

Era come se l'atmosfera stessa si solidificasse, trasformando la stanza in un intricato labirinto di segreti e intrighi, in cui ogni sguardo e ogni sospiro assumevano un significato nascosto e misterioso. 

Nella stanza tuttavia, non vi era nessuno. 

Le pareti sembravano custodire antiche storie mai raccontate, mentre il suono dei pensieri si intrecciava con il fruscio del vento che soffiava tra le strade deserte. 

In quel luogo sospeso nel tempo, il passato e il presente si fondono in una danza enigmatica, lasciando intravedere solo frammenti di una realtà che sfugge alla comprensione umana. 

É un luogo dove i confini tra sogno e realtà si dissolvono, dove ogni passo avanti si trasforma in un salto nell'ignoto. 

E così, tra le pieghe dell'oscurità, i pensieri incisi continuano a risuonare, promettendo di svelare i segreti celati nel cuore di quel luogo.


La vecchia radio continuava a trasmettere il racconto, diffondendo nell'oscurità una voce quasi impercettibile. 

Il suono distorto e graffiante che proveniva dal vecchio apparecchio sembrava trasportare un messaggio criptico, un monito tuttavia incomprensibile che solo pochi e persone potevano decifrare. 

I rumori confusi si intrecciavano in un'atmosfera di mistero e incertezza, creando una sensazione ovattata nell'aria. 

Ogni tanto, frammenti di parole intraducibili emergono dal caos sonoro, come se volessero svelare qualcosa di oscuro e proibito. 

Era come essere intrappolati in una dimensione sospesa, dove il tempo sembrava scorrere a rallentatore e ogni battito risuonava amplificato. 

La mente si agitava nella ricerca di spiegazioni razionali, ma era come se il mistero stesso avesse trasceso la realtà conosciuta. 

Quel racconto continuava a fluttuare nell'etere, come un'ombra inquietante. 

Chi poteva dire cosa si nascondeva dietro quelle parole che sembravano provenire da un'altra dimensione? 

Ogni sforzo per decifrare il messaggio era vano, come cercare di afferrare il fumo con le mani. 

I pensieri, si sa, sono una parte importante di ogni esperienza emotiva. 

Possono rendere vivide le sensazioni e influenzare profondamente il nostro umore. Eppure, non sempre siamo consapevoli del potere che essi possono avere su di noi. 

Il nostro mondo interiore è come un riflesso della realtà esterna. 

Il modo in cui pensiamo al nostro mondo influenza il modo in cui ci sentiamo. 


I pensieri e le percezioni possono modellare la realtà interiore. 

Se siamo costantemente influenzati da pensieri irrazionali, paure o ansie, ciò può richiamare una tendenza disfunzionale che impatta sul nostro benessere mentale ed emotivo.

Inoltre, la nostra prospettiva personale riguardo il mondo può essere distorta da esperienze passate o da credenze limitanti, creando un filtro attraverso il quale osserviamo e interpretiamo gli eventi. 

Questo può portarci a percepire il mondo in modo distorto, con conseguenze negative sulle nostre emozioni e sul nostro umore.

Inoltre, la nostra parte più profonda svolge un ruolo cruciale nel plasmare le nostre emozioni, spesso in modi che non comprendiamo appieno. 

Sogni, simboli e desideri onterni possono emergere attraverso i nostri stati emotivi, influenzando il modo in cui ci sentiamo senza che ne siamo consapevoli.

E così, quella stanza deserta si trasformava in un labirinto oscuro di pensieri, in cui il confine tra realtà e immaginazione si faceva sempre più labile. 

Nella nostra vita, la maggior parte delle situazioni possono essere interpretate in più di un modo. 

E queste diverse interpretazioni si scontrano all'interno di noi, alimentando un turbinio, a volte, confuso di emozioni. 

La mente umana è una tela su cui i nostri pensieri dipingono quadri diversi, eppure spesso ci aggrappiamo alla prima impressione che abbiamo di una situazione, creando una trappola da cui non è sempre semplice uscire. 

In quella stanza, i pensieri tendevano ad emergere in modo rapido e automatico. 

Uno dopo l'altro, come fili di una tela intricata che venivano tessuti senza sosta. 

Senza un protagonista, la tensione aumentava, l'incertezza cresceva, rendendo il racconto ancora più affascinante. 

Le pareti sembravano respirare, muoversi in un ritmo sinistro, mentre la luce della vecchia lampada creava ombre poco armoniche sulle tracce lasciate dai pensieri. 

E in quella danza di luci e ombre, le stesse pareti sembravano prendere vita come creature oscure, pronte a divorare ogni speranza di fuga. 

La trappola era completata, la percezione disfunzionale della realtà aveva preso il sopravvento. 

Non c'era via di scampo per coloro che osavano entrare in quella stanza. I pensieri, ormai, dominavano ogni centimetro di quel luogo. 

E mentre la nebbia si infittiva all'esterno della finestra, dentro si dipanava un oscuro labirinto di pensieri che intrappolava chiunque si avventurava in quel luogo maledetto. 

E così, la storia non aveva un protagonista, ma solo una stanza deserta avvolta dal buio e dai pensieri che la abitavano. 

Un racconto lungo e dettagliato, in cui le emozioni si intrecciavano con la paura e il sospetto, creando una realtà distorta e agghiacciante.

domenica 29 ottobre 2023

Stupore a Torino





La città di Torino era in fermento, pronta ad accogliere la Fiera Internazionale di Arte Contemporanea di ARTISSIMA. Questo evento annuale attirava artisti, collezionisti e appassionati da tutto il mondo, trasformando la città in un vivace centro dell'arte moderna.


Giulia, una giovane artista di Milano, decise di partecipare per la prima volta a Artissima. Era ansiosa ed emozionata all'idea di mostrare il suo lavoro e confrontarsi con altri artisti talentuosi. Non appena giunse alla fiera, venne subito catturata dalla meraviglia degli ambienti espositivi, dai colori vivaci e dalle opere d'arte innovative.

Qualcosa di strano accadde all'inizio del secondo giorno della fiera. 

Il sabato.

Mentre Giulia si aggirava tra gli stand degli artisti, iniziò a notare un insolito silenzio. Invece del vivace brusio dei visitatori che discutevano delle opere, si udì solo un'intensa quiete, interrotta solo dagli occasionali sussurri degli addetti.

Incuriosita, Giulia si avvicinò a un gruppo di artisti che discutevano animatamente. Le sembrava di cogliere frammenti di frasi come "Tutta la gente è sparita" e "Cosa sta succedendo?". 

La notizia non tardò ad arrivare, si sparse velocemente e presto tutti i presenti alla fiera iniziarono a condividere sguardi preoccupati e domande senza risposta apparente.

Giulia prese immediatamente dalla tasca l’iphone cercando notizie online, sperando di trovare qualche informazione su ciò che stava accadendo. 

Si sorprese quando non riuscì a connettersi. 

Era come se l'intera rete mondiale fosse improvvisamente scomparsa insieme alle persone al di fuori dell’Oval Lingotto, sede della fiera. 

Il panico non tardò a diffondersi tra artisti, galleristi e visitatori. Alcuni tentarono di chiamare i propri cari, altri la polizia, ma non riuscirono ad ottenere alcuna risposta. 

Era come se fossero diventati gli unici abitanti rimasti sulla Terra.

Giulia cercò di mantenere la calma, ma l'incertezza e l'angoscia iniziarono ad avvolgerla. 

Si chiedeva cosa poteva essere successo al mondo fuori dalla fiera. 

Era un incubo? 

Era morta? 

Un esperimento? 

Una cataclisma?

Mentre cercava di trovare risposte, si imbatté in un anziano collezionista d'arte. L'uomo sembrava tranquillo nonostante la situazione straordinaria. 

Si avvicinò a Giulia e le disse con una voce pacata: "Cara, non so cosa sia successo, ma forse questa è un'opportunità per voi artisti. Siete rimasti qui per creare, esprimere e ispirare senza interferenze esterne".

Le parole dell'uomo colpirono Giulia. Aveva ragione? Forse.

Dopo l'incredibile notizia che si era diffusa alla fiera riguardo la scomparsa di tutte le persone al di fuori del contesto di Artissima, Giulia sentì il bisogno di indagare ulteriormente. 

La sua mente creativa iniziò a tessere ipotesi e congetture per spiegare questo mistero inquietante.

Si mise alla ricerca di informazioni, ascoltando i pochi podcast via radio fm che ancora, molto disturbati si aggiravano nell’etere.

Molti erano confusi e spaventati, ma c'era anche chi si dilettava a teorizzare in modo fantasioso. 

Alcune ipotesi proponevano l'idea di un virus mortale che aveva colpito solo le persone fuori dalla fiera, ma Giulia non era convinta. Fosse stato un virus, dov’erano i corpi? 

Una teoria affascinante che attirò l'attenzione di Giulia suggeriva che le persone fuori dalla fiera non esistessero più da tantissimo tempo e, addirittura, non erano mai esistite.

Secondo questa visione dei fatti, tutti coloro che erano presenti ad Artissima erano gli unici rimasti sulla Terra. 

Pare che, tutto ciò che si trovava persone che fuori dei confini della fiera erano solo una sorta di illusione o di proiezione. 

Una realtà artificiale creata per far credere agli artisti che ci fosse ancora una vita al di fuori dell’arte.

Giulia si sentì, come mai prima d’ora, profondamente turbata da questa idea.

Come poteva essere possible che tutte quelle persone che aveva incontrato nella sua vita non fossero mai esistite? E se davvero fosse così, qual era il motivo per cui solo loro erano rimasti? Cosa avevano in comune fa renderli gli unici rimasti? Era un test su scala mondiale?

Le domande iniziarono a rumoreggiare nella mente di Giulia. 

Sapeva che c'era qualcosa di più profondo e cupo celato dietro tutto ciò, qualcosa che richiedeva una comprensione più approfondita. 

Si sentì spinta ad esplorare i luoghi meno conosciuti di Artissima, in cerca di indizi e testimonianze che potessero supportare o smentire o confermare questa teoria. 

Forse solo così avrebbe potuto scoprire la verità.

Si preparava ad affrontare un'avventura che avrebbe messo alla prova la sua stessa concezione di realtà. 

Era pronta ad immergersi nelle profondità oscure di Artissima, nella speranza di trovare risposte che avrebbero spiegato l’inesplicabile.

Giulia iniziò ad essere stanca, aveva bisogno di un momento di riposo, decise di fermarsi al bar per bere un caffè e recuperare un po' di forze. 

Quel momento di pausa l’avrebbe portata ad un incontro che avrebbe sconvolto la sua comprensione del mondo.

Al bancone, Giulia si trovò accanto a un uomo anziano, serio ma affabile, che sembrava avere una grande conoscenza e saggezza. 

Si scambiarono poche semplici parole e, con sorpresa, Giulia apprese che Gianni era un docente di filosofia molto conosciuto in città.

Mentre sorseggiava il suo caffè, la ragazza guardò il professore di filosofia con occhi curiosi. Dopo un momento di silenzio, decise di rompere il ghiaccio e iniziò una conversazione con lui.

- Lei sembra un uomo di grande saggezza, professore. Ho sentito parlare della sua fama nel campo della ricerca filosofica - disse Giulia con genuina ammirazione.

Il professore sorrise gentilmente. 

- La filosofia è una passione che mi ha accompagnato per tutta la vita.

Giulia esitò per un istante, cercando di trovare le parole giuste. 

- Ha sentito della misteriosa scomparsa delle persone fuori di qui? Mi sembra così surreale.. è come se non fossero mai esistite. Ho sentito di teorie che suggeriscono che tutto ciò che ci circonda sia un'illusione, ma è davvero possibile?

Il professore sorseggio il suo caffè e guardò Giulia con occhi penetranti. 

- La realtà è una questione complessa e piena di sfumature. Le teorie sull'illusione del mondo esterno possono sembrare fantasiose, ma hanno una base filosofica solida. Si tratta di mettere in discussione le nostre percezioni e interrogarci sulla natura stessa dell'esistenza

Giulia annuì, affascinata è al tempo stesso disorientata da quelle  parole. 

- Potremo mai conoscere la verità?

Il professore prese un respiro profondo e guardò negli occhi Giulia, con un'espressione di profonda compassione.

- Mia cara, la verità può essere sfuggente e insidiosa. Ma è attraverso l'esplorazione continua, la ricerca del sapere e l'analisi critica che possiamo avvicinarci ad essa. Dobbiamo essere pronti ad abbracciare l'incertezza e ad accettare che le risposte potrebbero non essere mai completamente definitive

Giulia prese le parole del professore a cuore e sentì un senso di determinazione crescente dentro di sé. Quella conversazione casuale al bar aveva aperto nuovi orizzonti di pensiero e aveva acceso una fiamma di curiosità dentro di lei. Si sentiva pronta a immergersi nel mistero e ad affrontare ciò che avrebbe trovato lungo il cammino.

Se quella teoria fosse stata vera, Giulia si chiese quale fosse il suo vero scopo nel partecipare ad Artissima. 

Era forse destinata a scoprire la verità dietro questi ultimi eventi?

C'era qualcosa di più profondo e misterioso dietro tutto ciò, e lei sentiva che era sua responsabilità scoprirlo.

Il professore posò la sua tazza di caffè e guardò intensamente Giulia. Sapeva bene che le parole che stava per pronunciare avrebbero avuto una grande importanza.

- La teoria che stai esplorando è molto complessa. Credo sia giunta l'ora di rivelarti qualcosa di importante: la possibilità che le persone fuori di qui non siano mai esistite potrebbe essere vero più di quanto immagini.

Il cuore di Giulia cominciò a battere velocemente mentre assorbiva ogni parola del professore. Era pronta ad accettare qualsiasi cosa pur di svelare il mistero che si celava dietro la scomparsa delle persone.

- La realtà, continuò il professore, è un intricato intreccio di emozioni e percezione. Ciò che viviamo è plasmato dalle nostre menti e dalle nostre esperienze. 

Giulia era incredula.

- Ascolta bene: esiste la possibilità che tutto ciò che vedi, percepisci e conosci al di fuori di questa fiera sia solo un'illusione collettiva. 

Era come se un velo si stesse alzando davanti ai suoi occhi, permettendole di intravedere una realtà diversa e, fin lì, sconosciuta.

- Vada avanti la prego - disse ansiosa di saperne di più.

Il professore si prese un momento per raccogliere i suoi pensieri, poi rispose con calma: 

- La verità è che all'interno di questa fiera esiste un elemento o una forza che collega tutti coloro che hanno un motivo per essere qui.

Le parole del professore fecero eco nella mente di Giulia. 

L'idea che il loro mondo potesse essere una creazione intenzionale e che solo alcune persone fossero coinvolte in essa era sorprendente.

- Il mio interesse per l'arte contemporanea e il mio desiderio di confrontarmi con altri artisti potrebbero essere il motivo per cui sono qui? - chiese Giulia, cercando di comprendere la sua situazione.

Il professore annuì con un sorriso comprensivo.

 - Potrebbe. La verità definitiva potrebbe essere ancora più complessa e profonda di quanto possiamo immaginare - 

Giulia si sentì travolta da un turbine di pensieri. 

La sua mente era piena di domande senza risposta.

- Giulia, comprendo che queste affermazioni possano sembrare incredibili, ho dedicato gran parte della mia vita allo studio della filosofia e dell'ontologia e credo che ci sia un velo di verità celato dietro questa teoria - 

- Ma come è possibile? Come possono le persone che conosco non essere mai esistite? E se così fosse, chi siamo noi in realtà? - 

Il professore si prese un momento di riflessione e poi rispose: 

- Artissima è solo un momento prima della realtà. Chiunque sia venuto qui, ha un motivo ben preciso, un legame intimo con un nuovo linguaggio. Fuori di qui è solo completamento - 

Le parole del professore fecero eco nella mente di Giulia, aprendo nuovi orizzonti di comprensione. 

Se questa teoria fosse vera, significava che il mondo reale che aveva sempre conosciuto non esisteva più. 

Era entrata in una dimensione diversa, dove la creatività era Il filo conduttore.

- E se ci fosse qualcosa di ancora più grande? - penso Giulia tra se 

Si sentiva come in un labirinto di specchi, incerta su quale direzione prendere. Si rendeva conto che anche la ricerca della verità poteva essere un'illusione stessa, un gioco a cui era destinata a partecipare senza raggiungere mai una risposta definitiva. 

Dov'era la linea di demarcazione tra la realtà e l'illusione?

In quel momento, un pensiero le attraversò la mente.

- E se la chiave per comprendere la verità non fosse nel cercare risposte definitive, ma nel porre domande? - 

Forse, la vera essenza della vita risiedeva nella ricerca stessa, nel continuo porsi interrogativi.

Nonostante l'assenza di risposte definitive, era consapevole del valore di questa straordinaria presa di coscienza.

E così, Giulia decise di abbracciare l'incertezza, accettando la mancanza di risposte certe. 

Forse, in questa continua ricerca, avrebbe scoperto una verità ancora più profonda e straordinaria di quanto avesse mai immaginato.

Ma quale sarebbe stata questa verità? E quali altre sorprese e misteri avrebbe incontrato lungo il suo cammino? 

Solo il tempo avrebbe potuto svelarlo.

Ma cosa si nasconde davvero dietro l'illusione? E se tutto fosse un'elaborata finzione, quale sarebbe il significato reale della nostra esistenza? 

Le risposte, o forse ulteriori domande, restano ancora da scoprire.

sabato 14 ottobre 2023

Flora é terribile





Era una tranquilla serata d'autunno, quando la giovane Flora, una studentessa universitaria di filosofia, fece ritorno a casa dopo una giornata di studio. 


Era un'abitudine consolidata per lei fermarsi in un gelateria lungo il tragitto, per gustare il suo dolce preferito: un cremoso gelato al cioccolato con una cascata di panna montata.

Era il solito posto, una gelateria in un angolo della strada, nel cuore di una via tranquilla vicino all'università di Torino. 

Flora la frequentava da anni, fin dal suo primo anno di università, quando ancora il peso degli esami e delle letture filosofiche sembrava un'imponente montagna da scalare. 

Il suo futuro di docente di filosofia teoretica sarebbe stato ancora da definire. 

Quella cremeria, con il suo fascino retrò e l'aroma invitante che si diffondeva fin sulla strada, era diventata un luogo tranquillo per la giovane studentessa.

Il bar era un punto di riferimento per la comunità universitaria, un luogo di incontro e scambi intellettuali. 

Lì, Flora poteva immergersi nella sua passione per la filosofia, discutendo di teorie e pensieri con altri studenti affamati di conoscenza. 

Proprio come una dolce e gustosa pausa nel suo percorso accademico, quel gelato al cioccolato e panna montata rappresentava un momento di piacere e di gratificazione, un modo per ricaricare le energie e raccogliere nuovi spunti di riflessione.

L'appartamento di Flora, situato in cima alla collina, regalava una vista mozzafiato sulla città.

Era un piccolo rifugio accogliente, arredato con gusto e attenzione ai dettagli. Gli scaffali erano adornati da libri di filosofia, con pagine segnate e appunti scritti a matita sui margini. Era lì che Flora trascorreva ore a studiare e a riflettere, immersa nel mondo dei grandi pensatori.

E proprio a pochi passi da questo grazioso appartamento si trovava appunto la gelateria, come una dolce e irresistibile tentazione che ben si addiceva a una giovane studiosa in cerca di ispirazione.

Quella sera, mentre si avvicinava alla gelateria, il profumo di cioccolato e panna montata fluttuava nell'aria, invitandola a entrare e a concedersi un momento di dolcezza. 

Flora non poteva immaginare che il suo dolce preferito, di lì a poco, avrebbe perso tutto il suo sapore. 

Si avvicinò alla gelateria assaporando, il profumo dolce e invitante del gelato che si mescolava con l'aria fresca dell'autunno. 

I suoi occhi brillarono di anticipazione mentre contemplava l'ingresso della cremeria. 

Le pareti erano dipinte di un delicato color pastello, con quadri che ritraevano allegre scene di persone che gustavano con gioia i vari sapori offerti dalla gelateria. 

Il rumore lieve dei cucchiaini che toccavano i bicchieri e le risate dei clienti felici si mescolavano in un'armoniosa sinfonia.

Flora si avvicinò al bancone, i suoi occhi osservando attentamente i gusti disponibili. 

Il proprietario, un uomo anziano con un sorriso gentile e un grembiule bianco immacolato, la salutò cordialmente. 

"Cosa posso offrirti oggi, Flora?" chiese con una voce calda.

"Vorrei il solito", rispose Flora con un sorriso. 

Dopo aver ordinato si sedette al solito posto. 

Il dolce arrivò poco dopo e con lui, stranamente, 
un senso di disgusto. 

Il sapore morbido e dolce del gelato si trasformò in insipido e privo di ogni attrattiva. 

Non era delusione ciò che si dipinse sul volto di flora, era sgomento. 

Il cucchiaino cadde nel piattino con un tintinnio sordo.

Il suo cuore fu pervaso da un'ansia terribile. Quasi incontrollabile.

Flora si chiese se fosse solo una fase passeggera o se fosse destinata a vivere senza poter più apprezzare quel dolce che aveva sempre amato.

In un mondo dove i gelati erano considerati un simbolo di gioia e conforto, questa perdita rappresentava una realtà distopica per la giovane ragazza.

Incapace di accettare la situazione, Flora decise di indagare sulla causa di questa trasformazione.

Era una giovane donna determinata, assetata di conoscenza e desiderosa di comprendere il mistero che si celava dietro il suo improvviso disgusto per i gelati.

Ampie ricerche sui meccanismi fisiologici del gusto divennero il suo obiettivo principale. 

Flora si immerse in una montagna di libri sulla fisiologia del gusto, studiando l'anatomia della lingua, delle papille gustative e dei recettori sensoriali. 

Nessun dettaglio gli sfuggiva, e ogni pagina che leggeva alimentava il fuoco della sua determinazione.

Ma i libri da soli non erano sufficienti. 

Decise di estendere la sua ricerca al di fuori delle pagine scritte, cercando esperti nel campo. 

Visite a professori di fisiologia, medici e persino a un rinomato neuroscienziato diventarono una costante nella sua ricerca. 

Mentre Flora si addentrava nel vasto mondo degli esperti, delle ricerche scientifiche e dei forum online, una scoperta inaspettata si materializzò all’improvviso.

Attraverso uno dei forum che frequentava, Flora venne a conoscenza di una discussione che coinvolgeva proprio il suo stesso problema: l'incapacità di gustare i gelati.

Iniziò a leggere attentamente i commenti dei partecipanti al forum. 

Tra le varie teorie e supposizioni, una particolare teoria attirò la sua attenzione. 

Pareva che alcuni utenti avessero notato una strana coincidenza: tutti quelli che avevano smesso di gustare i gelati erano consumatori abituali di una determinata marca di gelato.

Le sue indagini la portarono a scoprire che quella specifica marca era stata coinvolta in una trovata pubblicitaria geniale ma imprevedibile. 

La loro strategia era consistita nell'utilizzare persone comuni come testimonial inconsapevoli.

La possibile spiegazione che Flora iniziò a intravedere era tanto intrigante quanto inquietante. 

Sembrava che quella specifica marca di gelato avesse ideato una geniale, quanto imprevedibile, strategia pubblicitaria. 

Utilizzando persone comuni come testimonial inconsapevoli, avevano creato un legame subconscio tra il loro prodotto e la sensazione di disgusto, verso altre marche dello stesso prodotto.

Flora non credeva ai propri occhi e non poteva fare a meno di ricordare le teorie di Ivan Pavlov, il celebre fisiologo russo, che aveva dimostrato come il condizionamento classico potesse influenzare le risposte comportamentali degli individui. 

Pavlov aveva sperimentato con cani, facendoli associare il suono di una campana con il cibo. 

Dopo un certo numero di ripetizioni, i cani iniziarono a salivare anche solo al suono della campana, anche senza il cibo effettivamente presente.

Secondo l’indagine di Flora quella particolare marca di gelato aveva sfruttato, a proprio favore, lo stesso principio, condizionando i consumatori attraverso l'associazione di sensazioni negative al prodotto dei competitor. 

Era un modo subdolo ma geniale per guidare le scelte di consumo dei clienti, manipolandoli attraverso il condizionamento e il potere dell'inconscio. 

Era il futuro della pubblicità, un modo di influenzare i consumatori a un livello più profondo, in modo che il loro desiderio di acquistare venisse alterato senza che se ne rendessero conto.

Flora, conscia del potere manipolativo della pubblicità, sentì una fiamma di indignazione bruciare dentro di sé. 

Era determinata a porre fine a questa manipolazione subdola e a condividere la sua scoperta con il mondo. 

Decise di fare tutto il possibile per informare le persone sulle tattiche pubblicitarie che influenzavano le loro scelte di consumo.

Condivise le sue scoperte sui forum online, scrisse articoli per riviste e giornali, organizzò incontri e conferenze per sensibilizzare l'opinione pubblica. 

Flora si rifiutò di essere una vittima inconsapevole di un sistema che avrebbe sfruttato le vulnera umane a fini di lucro.

La sua voce si fece sentire e altre persone si unirono alla sua causa. 

Grazie alla loro determinazione e alla consapevolezza diffusa, l'industria della pubblicità fu costretta a riconsiderare le sue pratiche e a promuovere un approccio etico e trasparente verso i consumatori.

Il racconto di Flora si trasformò in un viaggio di scoperta, determinazione e cambiamento sociale. 

La sua lotta contro la manipolazione pubblicitaria divenne un simbolo di speranza e di consapevolezza nella società. 

Flora dimostrò che, anche in un mondo dominato da tattiche subdole, l'individuo può mantenere il controllo e difendere la propria libertà di scelta.







sabato 23 settembre 2023

La prima linea





Èra una tiepida giornata d'autunno quando un appassionato lettore nonché docente di letteratura alla facoltà di filosofia dell’università di Torino, incuriosito dalle bancarelle dei libri usati di via Po, si imbatté in un vecchio libro dall'aspetto modesto, dal titolo sbiadito e dalle pagine ingiallite dal tempo. L'opera, apparentemente anonima, custodiva, tuttavia, fra le sue pagine, una lettera.


Sfogliando le sue pagine, il professore incappò proprio in questa lettera. 

Una lettera scritta a mano, in un elegante stampatello, indirizzata a una persona misteriosa che non era mai stata identificata. 

La scoperta di quella lettera, che riemerse dal mare di ricordi dimenticati, svelò un tesoro prezioso. 

Attraverso le parole scritte, la voce di un celebre regista cinematografico romano prendeva vita, narrando un progetto piuttosto ambizioso. 

La lettera era un'autentica gemma che svelava le intenzioni e l'essenza dietro il suo misterioso lavoro cinematografico. 

Mentre si percorreva ogni riga, si poteva percepire l'entusiasmo e la passione dietro le parole, rivelando un mondo di possibilità e una visione unica che solo il regista poteva concepire. 

Era come essere stati invitati in un viaggio nella sua mente creativa, una finestra aperta sulla sua immaginazione vibrante e audace. 

La lettera, con la sua prosa intrigante e suggestiva, aveva il potere di catturare l'attenzione e l'interesse di chiunque la leggesse. 

Era un frammento dell'anima del regista, che trovava espressione attraverso le parole scritte. 

E così, mentre si continuava a leggere e ad approfondire il contenuto della lettera, ci si rendeva conto che c'era molto di più da scoprire e da esplorare nel mondo del cinema e dell'arte del regista romano.

Quale sarà il vero e testuale contenuto di quella lettera, che tanto ha affascinato e che tanto potrà intrigare coloro che si immergeranno nella lettura?

Lo scritto parlava di un audace film sulle Brigate Rosse, basato sul racconto dei fatti di un'importante esponente del gruppo terroristico. 

La scrittura fluida e appassionata del regista rivelava il suo desiderio di portare alla luce un capitolo oscuro della storia italiana, in una fusione tra realtà storica e creatività cinematografica. 

Era chiaro che il regista, aveva concepito questo progetto come una sorta di memoriale per quelle anime scomparse e per una società che aveva conosciuto il terrore dell'estremismo politico.

Attratto dalla scoperta della misteriosa lettera, il professore si immerse a capofitto in una ricerca che lo avrebbe portato ad approfondire quell’intrigante storia. 

Con ardente determinazione, iniziò a esplorare l'identità di quella misteriosa esponente delle Brigate Rosse menzionata nella lettera dal regista.

Scoprendo di essere un cacciatore di misteri con un’innata passione per la ricostruzione storica, il docente si lanciò in un fitto intreccio di interviste, ricerche archivistiche e conversazioni con figure chiave del passato. 

Il professore si immergeva nel suo lavoro di indagine con una dedizione rigorosa e precisa. 

Tuttavia, la sua ricerca era guidata da un puro gusto personale anziché da un reale scopo di scoprire la verità. 

Era affascinato dall'enigmatica figura del passato e intraprese quest'indagine come un esercizio di stile, un modo per mettere alla prova le sue abilità e acquisire nuove conoscenze. 

Durante il suo percorso, raccoglieva prove e testimonianze con grande cura, conscio che avrebbero potuto offrire indizi preziosi sull'identità misteriosa che lo affascinava. 

Nonostante l'assenza di un obiettivo finale, il professore perseguiva con passione questo esercizio intellettuale, impegnandosi a raggiungere un livello di precisione ed accuratezza incomparabile.

Le sue ricerche cominciarono a prendere forma. 

Attraverso un intricato labirinto di documenti mai rivelati, interviste mai ascoltate e fotografie inedite, il professore riuscì finalmente a fare luce sulla storia. 

La figura anonima delle BR menzionata nella lettera era una donna di straordinaria personalità. 

Era determinata, con una ferma volontà di perseguire i propri ideali e di fare la differenza nel mondo. 

Non si accontentava delle convenzioni sociali o delle vie tradizionali, ma si gettava a capofitto nel cuore della lotta armata, convinta che quella fosse l'unica strada per portare avanti la sua causa.

La sua personalità era avvolta da un'aura di mistero e di un fascino cupo, di quelli che possono scottare. 

Portava con sé un'ombra di segreti e tormenti interni, un passato difficile che l'aveva segnata profondamente. Questo aspetto oscuro si rifletteva nel suo sguardo intenso, capace di trasmettere intense sensazioni.

Più si addentrava nel passato, più il professore comprendeva l'importanza del progetto cinematografico del regista. 

La sua intenzione era quella di riportare alla luce i fatti oscuri, sfumati dal tempo, in modo da offrire una prospettiva onesta e approfondita sui tragici eventi che avevano sconvolto l'Italia negli anni '70.

Sulla base delle scoperte fatte, il lettore decise di portare avanti il progetto del regista, come un tributo alla memoria di coloro che avevano vissuto quegli anni di turbolenze politiche. 

Con una penna intrisa di passione e rispetto per la verità storica, iniziò a scrivere un romanzo che riassumesse il racconto degli anni di piombo, affidandosi alle parole della loro nota esponente e completando le pagine mancanti del passato.


Il romanzo che il professore aveva iniziato a scrivere, ispirato dalla misteriosa lettera ritrovata e alimentato dalle sue complesse ricerche, purtroppo non vide mai la luce della pubblicazione. 

Nonostante il suo impegno instancabile nel mettere su carta la trama avvincente e i dettagli intricati della storia che aveva scoperto, il professore decise di non pubblicare mai il libro che aveva scritto. 

Questa decisione fu guidata da una combinazione di motivazioni personali e professionali che lo spinsero a trattenere per sé quel tesoro letterario.

Dal punto di vista personale, il professore si trovava profondamente legato alla sua ricerca e a ciò che essa rappresentava per lui. 

La storia che aveva scoperto, con tutti i suoi misteri e segreti, era diventata in qualche modo una sua confidente, una compagna di viaggio nell'affascinante mondo dell'investigazione. 

Pubblicare il libro avrebbe significato condividere con il mondo esterno ciò che per lui era diventato un tesoro prezioso, e ciò avrebbe potuto togliere al professore il senso di intimità e unicità che lo aveva connesso a quella scoperta.

Dal punto di vista professionale, il professore si rendeva conto che la verità storica era spesso un terreno scivoloso e controverso. 

La sua ricerca e le prove che aveva raccolto avrebbero potuto sollevare polemiche, mettere in discussione narrazioni consolidate o coinvolgere persone ancora vive e sensibili a certi eventi. 

Inoltre, la pubblicazione del libro avrebbe comportato un impegno considerevole per la promozione e la gestione delle possibili reazioni e critiche. 

Il professore decise quindi di preservare la sua scoperta come un tesoro personale, un affascinante segreto che avrebbe nutrito la sua curiosità e l'avrebbe ispirato nelle future ricerche, senza dover affrontare i rischi e le responsabilità che la pubblicazione avrebbe comportato.

Ma più importante ancora, il romanzo offrì una lezione di umanità e comprensione. 

In un mondo ancora permeato dai segni di un passato doloroso, quel racconto contribuì a diffondere una volontà di conoscenza e di dialogo, con la speranza di evitare che gli errori del passato si ripetessero.

Le “Pagine Nascoste nel Passato” sarebbe stato un libro che avrebbe potuto arrivare all‘essenza stessa della ricerca della verità attraverso l'arte. 

Attraverso la scoperta di una lettera misteriosa, un lettore appassionato riuscì a decifrare i segreti del passato, riportando alla luce una storia dimenticata. 

L'autore del romanzo, come uno scrittore affermato, avrebbe dato vita a un capolavoro di intensità emotiva e di impegno storico, lasciando un'eredità di ricordi e di riflessioni che avrebbe potuto ispirare le generazioni future.

Quest'opera letteraria avrebbe avuto il potere di risvegliare l'anima dei giovani di oggi, spesso disorientati e distratti dal mondo dei social media e dai dispositivi cellulari.

In un'epoca in cui la generazione attuale sembra essere addormentata e atrofizzata dai continui stimoli esterni, il romanzo avrebbe potuto svolgere un ruolo cruciale nel risvegliare la loro sensibilità e riconnetterli con la profondità delle emozioni umane. 

Attraverso la storia avvincente e coinvolgente raccontata dall'autore, i giovani avrebbero potuto riflettere sui valori fondamentali che spesso sembrano scadere di importanza nella società moderna.

Inoltre, il romanzo avrebbe potuto fungere da strumento educativo, in particolare per una generazione ignorante e con una bassa scolarizzazione. 

Attraverso la narrazione accattivante e accurata del contesto storico, l'autore avrebbe potuto offrire una finestra sul passato che avrebbe potuto arricchire la conoscenza di giovani lettori.

Questo avrebbe potuto contribuire a colmare il divario culturale e stimolare la curiosità intellettuale, offrendo così una prospettiva alternativa a quella narcisistica e superficiale a cui spesso i giovani sono esposti.

sabato 16 settembre 2023

Non aprite quella porta





In una serena e placida strada di un tranquillo paese, dimorava una famiglia. 


La quiete che pervadeva quel luogo sembrava riflettersi nella loro stessa essenza. 

I componenti di questa famiglia erano persone delicate, avvolte in un'aura di pacatezza e gentilezza che lasciava intuire il loro animo sensibile. 

Ma, come monete d'argento dal doppio volto, nascondevano anche una timida fragilità interiore.

Le giornate trascorrevano immerse in un sottile velo di ansia, mentre ogni scricchiolio inatteso o sussurro notturno risvegliava in loro più di qualche timore. 

Erano avvolti da paure che li tormentavano, persistenti e invisibili come la nebbia mattutina. 

Un semplice lampo nel cielo stellato era in grado di far balzare i loro cuori, motivo di una duratura inquietudine.

La paura e l'incertezza dominavano, nonostante l’apparente tranquillità. 

Spesso i componenti di questa famiglia si sentivano come degli uccellini che non potevano spiccare il volo. 

Nonostante le loro aspirazioni e la volontà di cercare nuove opportunità per le loro vite, una voce interna sussurrava loro costantemente:”attenti che fuori dalla porta la vita è pericolosa e se supererete la porta morirete."

Quella tranquilla casa stava assumendo sempre più le sembianze di una prigione," sussurrò il vento notturno tra le pareti silenziose. 

Le stanze, una volta colme di calore e familiarità, sembravano ora chiuse da spesse sbarre d'inquietudine. 

Le finestre, seppur aperte, offrivano solo una vista parziale sul mondo esterno, come se la famiglia fosse intrappolata in una dimensione parallela, dove ogni rumore o movimento era motivo di apprensione.

Erano diventati prigionieri di questa voce negativa, che li persuadeva a rimanere all'interno della loro di zona di comfort. 

La vita scorreva, ma loro erano costretti a osservarla da dietro una finestra, senza mai avere il coraggio di varcare quella porta di legno.

Mentre i loro sguardi si stancavano a poco a poco, un volantino di carta svolazzava per le vie davanti alla loro dimora. 

Sul foglio sgualcito, le parole scritte a mano risplendevano come sentenze senza appello: "Una porta può rappresentare la paura di affrontare il mondo esterno."

Quel volantino, depositato dal vento stesso proprio davanti alla loro casa, sembrava un segno del destino. 

Era come se qualcuno, chissà dove, avesse intuito la triste realtà che li imprigionava. 

Era come se quel messaggio avesse il potere di scuoterli dal torpore e dal timore che li aveva avvolti.

Il tempo passava e loro rimanevano intrappolati nella loro casa, e si resero conto che effettivamente, non uscendo, rimanevano vivi.

Questo confermava che lo schema di avvertimento di non uscire era proprio corretto.

Non potevano che riflettere con un misto di tristezza e rassegnazione.

Giorno dopo giorno, i loro orizzonti si restringevano sempre più. 

Il mondo esterno diventava un'incognita da temere, un territorio sconosciuto che sembrava custodire potenziali pericoli imminenti. 

Eppure, nella loro prigionia volontaria, trovavano un senso di sicurezza. 

Rimanendo al riparo, potevano preservare la loro esistenza, un'esistenza limitata, ciò nonostante l'unica che conoscevano.

Guardandosi attorno, percepivano come gli oggetti inanimati si mantenessero immutati, come se il tempo si fosse cristallizzato nel loro focolare. 

Ma dentro di loro, sapevano che la monotonia e l'immobilità avevano un prezzo. 

La vita che scorreva oltre i confini di quella casa silenziosa e sonnolente stava offrendo opportunità, esperienze e avventure che loro, per paura o prudenza, erano costretti ad abbandonare.

Con il passare del tempo, la famiglia cominciò a notare varie dimostrazioni di persone che superavano le loro difficoltà e prosperavano al di là delle loro porte di casa. 

Queste persone sembravano vivere esperienze che loro avevano solo potuto immaginare o sognare, si accorsero con una sorta di stupore misto ad una punta d’invidia. 

Avevano finalmente capito che quelle persone che si spingevano oltre la soglia della loro casa, non erano morte come avevano sempre temuto. 

Al contrario, erano vive e vibranti di un'esistenza che si svolgeva al di là delle mura che li imprigionavano.

Ogni tanto, osservando da dietro le finestre, intravedevano un mondo in movimento. 

C'erano risate gioiose che si mescolavano al suono dei passi affrettati, chiacchiere animatamente intrecciate e l'ebbrezza di avventure che erano solo sfiorate dalle loro menti. 

Era come se le esperienze che loro avevano solo potuto immaginare o sognare si stessero materializzando davanti ai loro occhi curiosi, ma impotenti.

In quel momento, il desiderio di varcare quella maledetta porta di legno si faceva più intenso. 

La paura e la prudenza continuavano a tenerli indietro, ma l'attrazione verso ciò che era proibito cominciava a solleticare i loro cuori. 

La loro prigione si faceva sempre più stretta, mentre la vita al di fuori delle mura si rivelava sempre più invitante e avventurosa.

Capirono prima di tutto che superare la porta non significava morire, ma era invece un passo necessario per vedere e vivere.

La famiglia, comprese che il vero cambiamento avrebbe richiesto lo sforzo di varcare quella soglia.

Come un gruppo di esploratori audaci, si resero conto che solo superando la porta potevano scoprire nuove opportunità e liberarsi dalle catene che li avevano limitati per troppo tempo. 

I cardini ossidati, fitte trame di ferro che un tempo erano stati legati al destino della famiglia, scricchiolarono e gemevano sotto la forza della spunta. 

Ogni scricchiolio era un sussurro dal di fuori, un richiamo che trasudava la promessa di un cambiamento imminente.

Il suono fragoroso dei cardini si estese nell'aria come un lamento profondo e tenebroso, evocando sensazioni di trepidazione e meraviglia.

La porta si aprì lentamente, come se il tempo stesso si fosse dissolto in quell'istante.

Il cigolio dei cardini della porta che si apre rimase impresso nelle loro menti come un segno di un nuovo inizio, una melodia avvolta in un'aura gotica di cambiamento e speranza. Da quel momento in poi, la famiglia sarebbe stata guidata dalla forza interiore e dalla volontà di esplorare le potenzialità nascoste all'interno di sé stessi e del loro legame familiare.

Con determinazione e impegno, iniziarono, un piede dopo l'altro, ad uscire.

Mentre lo facevano, si resero conto che il mondo esterno non era così spaventoso come avevano intravisto dalle finestre. 

In effetti, per loro, si aprirono nuove opportunità, si misero in gioco, impararono nuove abilità e incontrarono tante persone diverse.

Si resero conto che superare la porta rappresentava un viaggio interiore verso la sua autenticità, un cammino verso l'accettazione di loro stessi e sopra l’inizio di un lavoro impegnativo e costante per superare i loro schemi mentali limitanti. 

Con il tempo, quella famiglia divenne il testimone vivente del potere della motivazione e dell’impegno nel superamento delle paure. 

La loro storia di cambiamento ispirò molte persone in giro per il mondo, spingendole a sfidare i loro schemi mentali disfunzionali abbracciando l’impegno per il cambiamento.

La lezione principale che la famiglia ha avuto modo di apprendere è stata quella del potere che le nostre paure e i nostri schemi mentali possono avere su di noi. 

Spesso, questi elementi diventano come una gabbia che ci imprigiona, impedendoci di sperimentare esperienze incredibili e di vivere una vita piena di significato. 

Superare la porta rappresenta un passo significativo verso una vita più serena ed equilibrata, ma richiede una sfida interiore che vale assolutamente la pena intraprendere. 

È un invito a emergere dalla nostra gabbia mentale e andare finalmente nella direzione della persona che desideriamo essere, libera da vincoli e aperta a un mondo di possibilità e realizzazione personale."

Oggi, ogni componente di quella famiglia, conosce la forza trasformativa che risiede nel conoscere e riconoscere i nostri schemi mentali e nell’importanza di affrontare le nostre paure. 

Hanno intrapreso un viaggio interiore, affrontando le loro paure più profonde e superando le loro convinzioni limitanti. 

Nel farlo, hanno scoperto una nuova dimensione di sé stessi e si sono aperti a nuove opportunità che prima sembravano irraggiungibili. 

La porta non era solo un dato fisico, ma anche un potente limite alla crescita personale e alla libertà interiore.

sabato 9 settembre 2023

Il libro del passato





Da tempo Adriana era intrappolata da profonda tristezza e ansia e si ritrovava spesso a riflettere sul suo passato e ad attribuire ad esso la causa dei suoi problemi attuali.


Secondo la sua visione, il passato aveva un'influenza permanente sulla sua vita, come se fosse destinato a portare solamente dolore e difficoltà. Questo pensiero la faceva sentire immobile e impotente nel cambiare la sua situazione.

Un giorno, Adriana sentì parlare di un libro. 

Il testo parlava di un innovativo percorso di riflessione che la persona che lo leggeva, poteva fare. 

L’autore era sconosciuto ma la leggenda che circondava quel misterioso autore era degna di essere raccontata. 

Si diceva che fosse uno psicoanalista , che aveva scelto di vivere da eremita sulle impervie montagne di una remota regione.

Indipendentemente dalle teorie, il fatto che l’autore fosse uno psicoanalista conferiva un'aura di mistero e fascino al suo lavoro. 

Le persone immaginavano che il suo libro, anonimo eppure colmo di saggezza, fosse il frutto di anni di osservazione e comprensione della natura umana.

La trama del libro diceva che fosse possibile liberarsi dai pensieri negativi del passato, accettandoli invece di lottare contro di essi. 

Questa nuova prospettiva incuriosì Adriana a tal punto dal decidere di leggerlo.

Si immerse per giorni nella lettura del libro con grande entusiasmo.

Man mano che avanzava nella lettura, Adriana si immergeva in una nuova prospettiva, una prospettiva che le suggeriva di accettare i suoi pensieri negativi anziché combatterli.

Iniziò a frequentare incontri di gruppo dove conobbe altre persone che stavano affrontando le stesse sfide. 

Condividendo le loro esperienze, si rese conto che il dolore del passato era qualcosa di comune a molte persone e che non era solo lei ad essere stata influenzata da esso.

Le discussioni nel gruppo le fecero comprendere che il modo attuale di pensare era la vera causa della sua sofferenza. 

Per lungo tempo aveva agito come se il passato avesse il potere di determinare il suo presente e futuro, senza rendersi conto che questa era solo uno schema della sua mente.

Adriana iniziò ad adottare un atteggiamento di accettazione verso i suoi pensieri. 

Non fu facile.

Si impegnò.

Capì che non poteva cambiare il passato, ma poteva cambiare la sua reazione ad esso. 

Cominciò ad esplorare nuove strade, formulando nuovi pensieri più funzionali e lasciando andare le vecchie abitudini irrazionali.

Con il passare del tempo, cominciò a sentirsi sempre più libera. 

Le paure e l'ansia iniziarono ad essere sempre più deboli, lasciando spazio a una maggiore serenità e fiducia in se stessa. 

Si rese conto che il passato non aveva più un potere così dominante sulla sua vita.

Attraverso questo sistema innovativo descritto nel libro, Adriana imparò a vivere nel presente, ad abbracciare le sfide attuali e ad accettare se stessa per chi era. 

Riconobbe che la sofferenza non era causata dal passato, ma dalla sua interpretazione e reazione attuale ad esso.

Con il tempo, scoprì una nuovo equilibrio, libero dalle catene del passato. 

Si rese conto che non importava cosa era successo in passato, ma solo come sceglieva di vivere il presente.

E così, imparò la lezione che: indipendentemente da quanto sia stato doloroso il passato, era possibile liberarsi da quei pensieri accettandoli. 

Il passato non influenzava più la sua vita in modo negativo, ma era solo un capitolo di una storia più grande che stava ancora scrivendo

Teresa

L’ansia spesso ci appare come un ostacolo insormontabile, un segnale che qualcosa di terribile sta per accadere.  Ci immobilizza, ci fa per...