Non passa settimana senza una notizia che lo riguarda o una sua dichiarazione.
Quella più recente non arriva dal fronte Tesla, ma da Neuralink, la sua startup che si occupa di sviluppare impianti medicinali robotici.
Secondo Musk, entro quest’anno sperimenteranno l’inserimento di un microchip nel cervello di un uomo.
Pensi sia un film?
No non è fantascienza.
Hanno già innestato questa tecnologia in una scimmia e le hanno insegnato a giocare ai videogiochi.
Quindi non è un'ipotesi campata per aria al solo scopo pubblicitario.
L’obiettivo dichiarato è quello di arrivare a curare molte forme di depressione e di ridare una vita migliore a chi ha subito danni al cervello.
Perchè riporto questa notizia? Per farti capire come stanno oggi le cose prima che noi psicologi rimarremo senza lavoro.
Oggi lo stato dei lavori nella cura è questo:
una terapia può essere breve o di lunga durata, ma la finalità è sempre uguale, ovvero quella di aiutare la persona a ottenere dei cambiamenti utili a migliorare la propria vita.
Nell’immaginario comune, prima di Elon Musk è tuttavia diffusa l’idea che per risolvere problemi complessi sia necessario un complesso lavoro e che solo una terapia a lungo termine può garantire.
Risultato?
Si pensa che un metodo breve può solo occuparsi di situazioni più semplici e di meno entità.
Ma è realmente così?
Vediamolo insieme qui:
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imisir@hotmail.it
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